giovedì 16 febbraio 2012

Cinque pescatori palestinesi arrestati dalla marina israeliana, fra cui un ragazzo di 13 anni

Cinque pescatori di Gaza sono stati arrestati nei giorni scorsi dalla marina israeliana nelle acque a nord di Gaza.
Adham Mahmoud Abo Ryada, 22 anni e Mohammed Mahmoud Abo Ryada, 13 anni, fratelli, arrestati domenica sera.
Jamal Ramadan Al-Sultan, 58 anni e Fadel Jamal Al-Sultan, 21 anni, padre e figlio, arrestati lunedì mattina. Ahmed Mohammed Zayed, 27 anni, arrestato martedì mattina.

Ieri sera abbiamo visitato la famiglia dei fratelli Adham e Mohammed Abo Ryada in Beach Camp, Gaza city.
Gaza è ormai senza corrente, siamo accolti in una sala illuminata dalla sola luce di una candela.
Il padre dei due fratelli inizia a raccontarci della loro vicenda.
Erano le 19.00 di domenica sera quando i due ragazzi stavano raccogliendo le proprie reti dal mare per poi tornare indietro.
Il forte vento aveva spinto la loro barca oltre le tre miglia nautiche dalla costa.
La marina israeliana si è avvicinata alla loro imbarcazione ed ha iniziato a sparare.
Hanno cercato di scappare ma non ce l'hanno fatta.
I soldati israeliani, come usano fare, hanno chiesto loro di svestirsi, di tuffarsi in acqua e di salire sulla nave della marina.
Una volta saliti sulla nave, i soldati hanno bendato loro gli occhi e hanno legato le loro mani. I due ragazzi non hanno potuto vedere più nulla fino a quando hanno raggiunto il porto di Ashdod, in Israele, verso le 22.30/23.00.
Li hanno portati in una stanza dove sono rimasti per 30 minuti. Poi i soldati hanno controllato il loro corpo con un dispositivo elettronico e li hanno interrogati.
Durante l'interrogatorio, hanno chiesto loro informazioni sulla polizia del porto di Gaza ed è stato proposto loro di diventare "collaborazionisti" di Israele. Hanno chiesto loro se i vicini di casa sono coinvolti in attività contro Israele. Adham ha risposto di non saperlo. Dopo l'interrogatorio, i soldati li hanno portati su un bus ed hanno raggiunto un punto di attraversamento a loro sconosciuto. Dopo un'ora e mezza hanno preso un altro bus, i soldati li hanno poi lasciati camminare in una strada in Erez e li hanno lasciati uscire.
I due fratelli hanno dormito fuori il gate di uscita.
I loro vestiti erano freddi, Adham cercava di coprire suo fratello piccolo.
I soldati sulla nave avevano dato loro delle t-shirt dal tessuto molto sottile.
Non sapevano in che direzione andare. Così hanno dormito fino alle 6.00 del mattino fuori il gate, e poi, alla luce del giorno, hanno camminato fino all'ufficio palestinese. Infine Adham ha chiamato uno dei suoi fratelli che li è andati poi a prendere.

Suo fratello piccolo, Mohammed, ha gli occhi sbarrati.
Ci ha raccontato che i soldati israeliani gli hanno detto, tentando di farlo arrabbiare: "Che cosa ti dirà tuo padre quando tornerai senza la barca?"
Mohammed ha detto che non vuole più lavorare come pescatore. "Dopo quello che ho visto, non voglio più essere un pescatore, ho paura. E'la prima volta che ho vedo una cosa del genere, non sarò un pescatore", ci ha detto.
Sin da quando aveva sei anni aiutava suo fratello quando andava a pescare.
Mohammed ha anche una piccola ferita alla gamba sinistra, si è fatto male mentre saliva sulla nave della marina israeliana.
Suo padre ci dice "Non possiamo fare nulla. Non possiamo più lavorare. La nostra vita si è fermata".
Nella sua famiglia diciotto persone dipendevano da quella barca.
I soldati hanno preso ogni cosa, le reti ed il pescato.
Hanno detto loro "Vi chiameremo quando vi ridaremo la barca". Ma loro sanno che questo non accadrà mai.
"Vorremmo le nostre reti, vorremmo continuare a pescare e vorremmo che ci lascino vivere", conclude il padre dei due ragazzi.

Ieri siamo andati in Beit Lahia a visitare la famiglia di altri due pescatori arrestati lunedì mattina, si trovavano nella acque a nord di Gaza.
Jamal Ramadan Al-Sultan è un uomo di 58 anni. I suoi occhi sono intensamente espressivi.
Con lui c'è anche l' altro pescatore arrestato martedì mattina, Ahmed Mohammed Zayed, 27 anni.
Un velo di tristezza attraversava i loro occhi ma ci hanno raccontato la loro vicenda con ironia, è la loro forza.

Ahmed ha iniziato a raccontarci la sua esperienza. Era da solo sulla sua barca a remi.
E' stato arrestato martedì mattina verso le 6.00. Stava raccogliendo le reti sulla sua barca prima di tornare indietro. Una nave della marina israeliana si è avvicinata alla sua imbarcazione e gli ha chiesto di fermarsi. Ha cercato di scappare ma i soldati israeliani hanno iniziato a sparare. Hanno colpito due galleggianti sulla sua barca. Ahmed allora si è fermato. Gli hanno chiesto di svestirsi e di tuffarsi in acqua. Ahmed ha rifutato di tuffarsi in acqua perché non sa nuotare bene. I soldati hanno allora iniziato a sparare di nuovo. Ha dovuto così tuffarsi in acqua e gli hanno lanciato un salvagente. Sulla nave, i soldati gli hanno legato le mani e l'hanno bendato.  Hanno poi iniziato a dirigersi lentamente verso Ashod. Aveva dolore ai polsi perché le manette con cui gli avevano legato le mani erano molto strette. Ha chiesto così ai soldati di allentarle e di abbassare la benda. Hanno raggiunto il porto di Ashdod e l'hanno portato in una stanza dove è rimasto per 30 minuti, poi hanno controllato le sue mani con un dispositivo elettronico e gli hanno controllato la pressione. Ahmed è stato poi interrogato. La prima domanda riguardava la sua famiglia, il numero e il nome dei suoi fratelli. Ahmed aveva dimenticato di dire il nome dell'ultimo fratello nato recentemente. I soldati allora hanno inziato a dirgli che era un bugiardo. "Sei un bugiardo, che cosa ci dici di Yousef? ha un mese", gli hanno detto. Allora Ahmed ha risposto loro: "No, ha due mesi". Poi gli hanno chiesto informazioni sulla zona in cui vive e sulla polizia del porto. Una delle persone che lo interrogava gli ha detto: " Vuoi che ti dica io le cose?", per fargli capire che loro avevano tutte le informazioni e per intimorirlo. Chi lo interrogava sapeva tutto sulla sua famiglia.
Allora Ahmed gli ha risposto: "Perché mi chiedi queste informazioni se sai ogni cosa?". "Perché voglio sapere se sei un bugiardo o no", gli ha risposto.
Gli hanno poi mostrato una grande mappa e gli hanno chiesto informazioni su diverse zone di Gaza.
Gli hanno poi chiesto informazioni su una centrale. Ahemd ha detto loro "E' per l'acqua". "No, è per i rifiuti", gli hanno risposto. Gli hanno poi chiesto informazioni sulla polizia del porto in Soudania e sull'ufficio del porto di Gaza. Poi, gli hanno mostrato sulla mappa la zona in cui vive. Una delle persone che lo interrogava ha indicato il negozio di suo fratello. Gli hanno detto: "Dove preferisci andare?", e gli hanno mostrato il punto dove si trova la sua auto. Poi gli hanno chiesto se gli piace andare in una zona chiamata Birlnaaja, Ahmed gli ha risposto "Non conosco questa zona".
Gli hanno poi chiesto il suo numero di telefono. Ahmed ha risposto di non avere il telefono perché l'ha perso, ma di poter dar loro il numero. Gli hanno allora chiesto i numeri di telefono dei suoi familiari. Ahmed ha risposto di non ricordarli. Una delle persone che lo interrogava ha iniziato a dirgli che era un bugiardo e gli ha detto: "Voglio avere il tuo numero di telefono per ridarti indietro la barca".
Ahmed gli ha dato il numero del telefono che ha perso. Poi, questa stessa persona ha chiamato un soldato dicendo di portare via Ahmed ed hanno preso una benda per coprirgli gli occhi. Ahmed ha detto di non poter tenere la benda perché soffre di problemi agli occhi. Questa stessa persona gli ha risposto "Questo il nostro ordine, ma non sarà molto stretta", poi gli ha detto "Abbi cura di tua moglie e dei tuoi figli".... Ha poi chiesto ad Ahmed di diventare "amici". Diventare "amici" significa fornire loro informazioni, significa diventare "collaborazionisti" di Israele. Ahmed gli ha risposto "No, non voglio".
Questa stessa persona che lo interrogava gli allora chiesto se fosse felice. Ahmed gli ha risposto: "Anche se ora mi rilasciate ed ho perso la barca, sarò felice senza la tua amicizia".
Gli hanno infine detto ironicamente di lasciare un messaggio da parte loro alla Internal Security di Hamas: "Ora non potranno lavorare tanto bene al compuer perché non hanno più elettricità", gli hanno detto.
Poi i soldati hanno portato Ahmed nella stessa stanza dove si trovava all'inizio. Ha detto loro di non sentirsi bene. Uno dei soldati gli ha portato della menta da bere, poi l'hanno lasciato lì circa un'ora. Improvvisamente due uomini sono entrati nella stanza e gli hanno chiesto di alzarsi. L'hanno preso violentemente e gli hanno legato le gambe con delle manette. Gli hanno chiesto di camminare con loro fino al bus. Ahmed non riusciva a salire sul bus, avendo le gambe legate. "Non riesco a salire", ha detto loro. I soldati gli hanno risposto "Tu devi salire". Ahmed allora ha cercato di salire poggiandosi sulle ginocchia. Sul bus, i soldati gli hanno detto di mettersi la cintura di sicurezza. "Non posso", ha risposto Ahmed, "ho lemani legate". Un soldato allora gli ha messo la cintura di sicurezza. Arrivati ad Erez, i soldati hanno consegnato Ahmed ad una persona in divisa civile e si sono presi gioco di lui. "Com'era il pesce oggi?", gli hanno detto. Ahmed ha risposto loro "Avete preso la mia barca, ora vado a casa a dormire con la mia famiglia".
Ad Erez i soldati gli hanno dato dei fogli su cui è indicato il limite delle tre miglia nelle acque di Gaza ed il limite nord con Ashdod e gli hanno detto di consegnarli agli altri pescatori. Al gate di uscita gli hanno detto di camminare guardando diritto. "Se ti giri da un'altra parte ti spariamo".
Ahmed ha iniziato a correre. Ha incontrato dei palestinesi in viaggio ed ha camminato con loro fino a quando ha raggiunto l'ufficio palestinese. Poi è andato alla Internal Security per essere interrogato ed è tornato a casa.
Gli abbiamo chiesto se se la sente di lasciare un messaggio alla comunità internazionale. "Chiedo che ci sostengano per avere le barche indietro. La nostra vita si è fermata perché dipendeva da quella barca. E chiedo sostegno per i palestinesi ogni giorno."
Ahmed ha due figli, di 2 e 3 anni.
E'la quarta volta che viene fermato dai soldati israeliani, "Non so quanta pena ho ricevuto da Israele". Lavora come pescatore da quando aveva 13 anni. "Questo è il mio lavoro. Continuerò a lavorare nel mare", conclude Ahmed.

Infine, anche Jamal, arrestato lunedì mattina, ci ha raccontato la sua esperienza.
Jamal si trovava su una barca a remi con suo figlio ed ha vissuto gran parte di ciò che hanno vissuto gli altri pescatori: i soldati della marina israeliana li hanno fermati, hanno chiesto loro di tuffarsi in acqua e li hanno portati ad Ashdod. Qui hanno mostrato loro una mappa, questa volta non cartacea, ma sullo schermo di un computer ed hanno chiesto loro informazioni. Jamal ci ha raccontato che gli hanno offerto bevande e medicine, ma lui ha rifiutato, non voleva ingerire nulla gli venisse offerto.
Jamal e suo figlio sono rimasti 30 minuti in una stanza, per poi essere interrogati. Li hanno poi portati ad Erez dove sono stati sottoposti ad un altro interrogatorio. Gli hanno chiesto informazioni sulla sua famiglia e sul numero dei figli maschi. Jamal ha risposto di avere 8 figli. La persona che lo interrogava gli ha detto "No, tu hai 9 figli".
Jamal gli ha risposto "No, uno l'avete ucciso durante Piombo Fuso in una scuola".
Loro allora hanno iniziato a dirgli che suo figlio faceva parte della resistenza.
Il fliglio di Jamal aveva 27 anni e fu ucciso insieme ad altri tre ragazzi in una scuola dell' UNRWA colpita da un missile tre anni fa durante Piombo Fuso. Durante Piombo Fuso tante persone si rifugiavano nelle scuole sentendosi "al sicuro", ma Israele le colpì indiscrimatamente.
Le persone che lo interrogavano gli hanno poi chiesto se avesse informazioni sulla resistenza palestinese e sui campi di allenamento della resistenza. Jamal ha risposto di non sapere. "Noi sappiamo", gli hanno risposto, e gli hanno chiesto quali fossero i punti da cui la resistenza lancia missili. "Non lo so", ha risposto Jamal.
Gli hanno chiesto se volesse mangiare, ma lui ha rifiutato. Anche a lui hanno hanno offerto la loro "amicizia": " Se hai qualsiasi informazione, sarai felice". L'hanno poi portato al gate di uscita, si è diretto all'ufficio palestinese ed è tornato a casa. Suo figlio è ancora fermo per un interrogatorio presso la Internal Security di Hamas.
Abbiamo chiesto a Jamal se se la sente di lasciare un messaggio. "Tutti i pescatori subiscono questa situazione, affrontiamo tutte queste difficoltà nel mare, cerchiamo di nutrire le nostre famiglie, cerchiamo di sopravvivere. La comunità internazionale può sostenere la causa palestinese per fermare questo assedio, perché noi siamo sotto assedio nel mare, nel cielo e sulla nostra terra."


Ahmed Mohammed Zayed, 27 anni, e Jamal Ramadan Al-Sultan, 58 anni


Adham Mahmoud Abo Ryada, 22 anni, e Mohammed Mahmoud Abo Ryada, 13 anni



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