sabato 27 aprile 2013


Jamil Wael Risha, 17 anni, giovane palestinese di Gaza city, e' stato ferito nel pomeriggio di ieri dall'esercito israeliano al confine di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza. 

Questa mattina ci siamo diretti al Kamal Odwan hospital per accertarci delle sue condizioni. 
Il Dr. Muin Almasri, direttore del reparto relazioni pubbliche dell'ospedale, ci ha comunicato che il giovane Jamil era stato trasferito durante la notte allo Shifa hospital in Gaza city. "Sospettavamo la necessità di chirurgia vascolare", ci ha detto il Dr. Almasri.

Ci siamo diretti cosi' allo Shifa hospital in Gaza city. 
Li' abbiamo incontrato il giovane Jamil ricoverato nel reparto di ortopedia. Accanto a lui, uno dei suoi fratelli e suo padre Wael.

Jamil ci ha raccontato che usualmente il venerdi' si recava con i suoi amici nel cimitero che si trova ad est di Jabalia, vicino la barriera che separa Gaza dai territori israeliani occupati nel 1948.
Ieri si erano diretti al cimitero dopo la preghiera del venerdi', verso le 15.00.
Improvvisamente hanno visto soldati israeliani  uscire da due jeeps. Quattro soldati, ci ha detto Jamil. Cosi' i ragazzi , all'altezza della barriera di separazione, hanno iniziato a lanciare pietre contro i soldati. I soldati israeliani hanno iniziato a sparare pesantemente contro i giovani palestinesi.
Jamil ha colpito un soldato con una pietra, ma il soldato ha risposto sparando e l'ha ferito alla gamba sinistra. Erano circa le 17.00. E' stato trasportato in macchina al Kamal Odwan hospital. 
Un infermiere ci ha detto che potrà lasciare l'ospedale in una settimana.

Ho chiesto a Jamil se sentisse paura quando si reca lungo il confine, se fosse consapevole di rischiare la vita.
Jamil mi ha detto: "Io non ho paura".
La sua famiglia e' composta da 9 persone. Jamil lavora ogni tanto per supportare la sua famiglia. 

Un infermiere ci ha mostrato la radiografia alla gamba sinistra di Jamil.
La radiografia mostra frattura e presenza di frammenti di esplosivo all'interno della gamba. Tutto il muscolo e' stato danneggiato.

Il proiettile usato dai soldati israeliani e' un proiettile dum-dum, detto anche proiettile ad espansione, vietato dalla legge internazionale.
I proettili dum-dum, o ad espansione, si espandono all'interno del corpo, causano fratture ed enormi danni agli organi interni, provocando emorragie e portando in molti casi alla morte.
Nonostante il divieto internazionale sull'uso di questi proiettili, l'esercito israeliano continua ad utilizzarli.

Gli accordi per il cessate il fuoco, iniziato la sera del 21 novembre, dopo l'offensiva militare "Pilastro di Difesa", imponevano all'esercito israeliano di smettere di sparare sui civili lungo il confine, e di consentire ai contadini di Gaza di accedere ai loro terreni agricoli liberamente, annullando cosi' la "buffer zone" di 300 metri, imposta illegalmente dall'esercito israeliano. Gli accordi inoltre acconsentivano ai pescatori di Gaza di raggiungere 6 miglia nautiche dalla costa. Questi accordi non sono mai stati rispettati dall'esercito israeliano, che ha continuato a sparare contro contadini e civili nelle terre lungo il confine e ad attaccare pescatori anche all'interno delle 6 miglia nautiche dalla costa. Durante la recente visita di Obama nel mese di marzo, un grupoo armato palestinese ha lanciato alcuni missili verso il sud di Israele, missili che non hanno provocato alcun danno, ma le autorità israeliane hanno deciso di annullare tutti gli accordi con cui si era giunti al cessate il fuoco.
Poco cambia per i civili palestinesi, dato che, nonostante gli accordi, sono stati costantemente vittime di aggressioni israeliane. Dall'inizio del cessate il fuoco, infatti, si contano piu' di 90 civili palestinesi feriti, e 4 giovani civili uccisi. 

Jamil, come tanti ragazzi della sua età, lanciava pietre verso i soldati. Un modo per protestare contro un'occupazione illegale, contro un assedio che riduce Gaza ad una prigione. 
Jamil lanciava pietre al di la' delle mura di questa prigione.
I soldati però non badano all'età di questi ragazzini, non esitano a sparare, seppur usano proiettili letali vietati dalla convenzione internazionale.

I nostri governi e la comunità internazionale non dovrebbero rimanere indifferenti davanti all'uso di proiettili illegali, né davanti a crimini che si perseguono ormai da anni contro la popolazione civile palestinese.
La comunità internazionale dovrebbe intervenire facendo pressione sul governo israeliano affinche' cessi queste pratiche. Uno dei mezzi che attualemente i nostri governi hanno a disposizione sono le sanzioni ed il boicottaggio, la rottura dei rapporti economici. 
Solo cosi' si puo' sperare in un cambiamento.

Non agire significa essere complici. 


Speriamo Jamil guarisca presto senza complicazioni. A lui ed alla sua famiglia, la nostra solidarietà ed il nostro affetto. 



Jamil Wael Risha, 17 anni




La radiografia alla gamba sinistra di Jamil, che evidenziano frattura e presenza di frammenti





martedì 16 aprile 2013



Gaza, 16 aprile 2013 - Nel porto di Gaza city ieri mattina palestinesi ed attivisti internazionali hanno ricordato Vittorio Arrigoni, l'attivista per i diritti umani membro dell'International Solidarity Movement, a due anni di distanza dalla sua uccisione.

L'evento, organizzato dalla Union of Agricultural Work Committees in collaborazione con diversi attivisti internazionali e palestinesi, ha avuto inizio alle 11 del mattino. Seduti a terra, attivisti internazionali hanno esposto cartelli che in diversi lingue esprimevano messaggi in ricordo di Vittorio. "Vittorio est vivant. Nous continuons son combat", diceva il cartello di Sarah in francese, "Vittorio è vivo e lotta insieme a noi", il cartello in italiano.

Intorno agli attivisti, una folla di palestinesi, per lo piu' pescatori, che, insieme agli internazionali, hanno iniziato a cantare "Unadikum", canzone molto amata da Vittorio Arrigoni, canzone con cui si è aperta in maniera commovente l'iniziativa.

Successivamente si è tenuta una conferenza stampa che ha visto la partecipazione di diversi esponenti dell'associzionismo palestinese. Si sono susseguiti gli interventi di Adie Mormech, attivista inglese, Saad Zyaad, della Union of Agricultural Work Committees, Zacaria Abu Aahd, pescatore e volontario della Union of Agricultural Work Committees, Navil, cantante spagnolo di origine palestinese, giunto a Gaza in occasione delle iniziative in ricordo di Vittorio, e che si esibirà oggi nel campo rifugiati di Al Bureij, e di Khalil Shaheen, del Palestinian Center for Human Rights. 

Durante la commemorazione molti palestinesi hanno esposto immagini di diversi martiri e vittime delle aggressioni israeliane, in particolare di pescatori uccisi dalla Marina militare israeliana. 

Il nostro sguardo non ha potuto non fermarsi sulla fotografia di Mohammed Mansour Baker, pescatore palestinese di 20 anni ucciso il 24 settembre 2010 da un proiettile dell'esercito della Marina militare israeliana mentre stava pescando a 2 miglia nautiche dalla costa di Sudaniya. Avevamo conosciuto la sua famiglia nel gennaio 2011, quando quattro suoi parenti erano stati arrestati in mare dalla Marina militare israeliana. La famiglia Baker, numerosissima, e' una delle famiglie di pescatori più povere della Striscia di Gaza, ed inspiegabilmente fra le più colpite dagli attacchi israeliani in mare. Vittorio Arrigoni era stato molto vicino alla famiglia di Mohammed Mansour Baker a quel tempo, e per questo, lo ricordano con molto affetto.

Dopo la conferenza i pescatori sono usciti in mare sulle loro piccole barche, le "hasaka", iniziando una marcia in omaggio a Vittorio. Non vi sarebbe stato di certo un posto migliore per ricordare Vik, il porto di Gaza, e non avrebbe potuto esserci un modo migliore per ricordarlo, ricordando insieme a lui i pescatori vittime delle aggressioni militari. 

Vittorio infatti usava accompagnare i pescatori sulle loro imbarcazioni e pescherecci, insieme agli altri attivisti internazionali, perché la presenza internazionale potesse fare da deterrente contro gli attacchi israeliani sui pescatori. 

Attacchi che purtroppo continuano ad avvenire tuttora nonostante gli accordi per il cessate il fuoco raggiunti dopo l'offensiva militare israeliana "Pilastro di Difesa" del Novembre 2012, accordi secondo cui ai pescatori di Gaza avrebbe dovuto essere acconsentito di raggiungere le 6 miglia nautiche dalla costa. Durante gli attacchi, ai pescatori viene impedito di pescare anche all'interno di 3 miglia nautiche dalla costa, e spesso vengono arrestati, feriti, e le loro barche confiscate.

L'ultimo pescatore rimasto vittima delle aggressioni militari israeliane si chiama Fahmy Abu Ryash, aveva 23 anni ed è stato ucciso sulla spiaggia di Beit Lahiya il 28 settembre 2012, a due anni di distanza dalla morte di Mohammed Mansour Baker. Andare a pescare a Gaza significa andare ad affrontare un esercito. Eppure, molti pescatori non demordono e con grande dignità continuano ad andare in mare cercando di guadagnare per poter sostenere le proprie famiglie. 

Se nella parte interna di Gaza la situazione appare in questi giorni più tranquilla, nonostante il passaggio di aerei militari, in mare e nelle aree al confine con Israele i civili continuano ad essere vittime di attacchi israeliani. Situazione che diventa particolarmente pesante in questo periodo, in quanto i contadini devono raccogliere il grano in molte aree lungo il confine con Israele. 

Vittorio era molto vicino alle famiglie di pescatori, di contadini, alle famiglie che maggiormente soffrono dell'assedio sulla Striscia di Gaza, Vittorio per questo è amato e ricordato. Basta scambiare alcune parole con queste famiglie per rendersi conto che qui a Gaza Vittorio sarà ricordato per sempre.