lunedì 14 gennaio 2013


14 gennaio 2013
Erano circa le 14.00 quando ho saputo che un giovane era rimasto ferito dal fuoco dell'esercito israeliano in Beit Lahia.

Mostafa Abd Al Halkeem Abu Jarad aveva 21 anni.

Era stato trasportato al Kamal Odwan hospital in condizioni critiche. Un proiettile l'aveva colpito alla testa.

Ci siamo diretti subito in Beit Lahia per incontrare i familiari. Durante il tragitto abbiamo appreso che il giovane era stato trasferito dal Kamal Odwan hospital allo Shifa hospital in Gaza city. Ci siamo così diretti allo Shifa insieme ad un familiare della vittima.

Mustafa era ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva. Erano le 18.10 circa.

Fuori il reparto, in attesa, i suoi genitori e tanti suoi familiari.

Suo padre, con gli occhi sbarrati, non riusciva a dire una parola. sua madre era seduta con altre donne della famiglia in silenzio.

Un membro della famiglia ci ha raccontato che Mustafa stava lavorando con altre persone in una terra a circa 1 chilometro di distanza dal confine. 
La terra non era di proprietà della famiglia, Mustafa era un semplice lavoratore. 

I soldati avevano iniziato a sparare pesantemente. I contadini erano scappati e poi erano tornati a lavoro.


Poi un soldato ha sparato direttamente alla fronte di Mustafa.


Il fratello di Mustafa era stato ucciso dall'esercito israeliano in un attacco aereo circa 2 mesi e mezzo fa, il suo nome era Loay, aveva circa 26-28 anni
ed era membro della resistenza.

Mustafa era un semplice lavoratore. In quell'area sono soliti sparare contro i contadini. Ma non a quella distanza. Mustafa e gli altri non si trovavano nella "buffer 
zone". Si trovavano ben lontano. 
Uno dei familiari ci comunica che Mostafa aveva emorragia interna alla testa.

Un altro familiare ci ha detto che il soldato ha sparato da una delle torri di controllo poste al confine.

Nel frattempo avevo ricevuto unincredibile sorpresa. Tra i familiari di Mustafa, c'era il padre di Fahmi Abu Ryash, il pescatore ucciso dall'esercito israeliano
quel maledetto venerdì del 28 settembre 2012. Avevo condiviso con la sua famiglia l'agonia e la morte, le lacrime, e il dolore della perdita. Quello stesso dolore
condiviso ha creato un enorme legame di affetto tra me e la famiglia di Fahmi. Quando l'ho visto lì, tra i parenti del govane Mustafa, il dispiacere ha iniziato ha esplodere dentro di me. Guardavo il padre di Fahmi, avrei voluto piangere, cacciare tutte le lacrime che ho chiuse dentro, aprire la porta per far uscire il dolore.

Quello in atto è un genocidio lento e costante. Queste famiglie vivono una tragedia dopo un 'altra.

Siamo entrati nel reparto di Terapia Intensiva. 
Mostafa aveva una fascia sulla testa, ed il cuscino era impregnato di sangue. 

Un dottore nel reparto ci ha detto che Mostafa avevea subito uno sparo alla testa e che il proiettile è entrato ed uscito. Ha subito danno al cervello ed emorragia cerebrale. Era stato traferito allo shifa hospital dal Kamal Odwan hospital ed era stato sottoposto ad operazione per rimuovere frammenti di proiettile dalla testa. Dopo l'operazione è stato portato in Terapia Intensiva. "Pensiamo possa morire tra questa notte e domani", ha detto il dottore. E poi ha aggiunto "Noi cerchiamo di fare del nostro meglio, facciamo quello che possiamo fare." Lo abbiamo ringraziato e siamo usciti dal reparto.

Avevamo pensato di tornare il mattino seguente in ospedale, ma verso le 19.20 abbiamo saputo che Mostafa era appena morto.
Domani andremo alla tenda del lutto per esprimere nuovamente solidarietà alla sua famiglia.

Mostafa è stato ucciso da uno "sniper", un cecchino.

Un cecchino che da una torre ha mirato alla sua testa ed ha sparato.

Quanto successo è un altro crimine ingiustificabile ed inaccettabile. 
Ed inaccettabile è che passi sotto silenzio.
I riflettori dei media si accendono su Gaza solo quando Israele scatena la guerra. 
Ma si spengono su questi episodi pressoché quotidiani.
La sera del 21 novembre 2012, dopo gli otto giorni dell'ultima guerra, è iniziato il "cessate il fuoco". Ma da allora, attacchi israeliani via terra e via mare si sono susseguiti.
L'ultimo ragazzo è stato ucciso tre giorni fa, l'11 gennaio, con un proiettile all'addome. Anwar Al Malouk aveva 19 anni. 
Qui l'elenco di tutte le violazioni del cessate il fuoco. Si tratta di tutti attacchi contro i civili di Gaza:
http://ilblogdioliva.blogspot.co.il/2012/12/elenco-di-tutte-le-violazioni-del_21.html

Mostafa è stato ucciso da un cecchino.
Israele continua a operare impunito e a spezzare giovani vite.
La mia speranza e quella del popolo palestinese è quella che al più presto istituzioni, governi, organizzazioni internazionali, denuncino questi crimini e agiscano perché Israele si fermi e che allo stesso tempo sia condannato per queste continue aggressioni contro il popolo palestinese, aggressioni che sono crimini contro l'umanità.
A noi ed alla famiglia ora non ci resta che il dolore.
L'ennesimo, soffocante dolore. 





Mostafa Abd Al Halkeem Abu Jarad, 21 anni, in ICU allo Shifa hospital, prima di morire

Mostafa Abd Al Halkeem Abu Jarad, 21 anni, in ICU allo Shifa hospital, prima di morire

sabato 12 gennaio 2013


Un ragazzo palestinese è stato ucciso venerdì 11 gennaio 2012 dal fuoco dell'esercito israeliano ed un altro è rimasto ferito ad est di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza. 

Il giovane si chiamava Anwar Mohammad Al-Mamlouk, aveva 19 anni.
Un proiettile l'ha colpito all'addome ed è morto dopo poco. 

Il giovane ferito si chiama Omar Ismail Wadi, ed ha 21 anni. E' rimasto ferito da frammenti di un proiettile ad entrambe le gambe.

I soldati israeliani posizionati al confine ad est di Jabalia, avevano aperto il fuoco contro un gruppo di giovani che si trovavano nelle terre lungo il confine. 

Siamo andati alla tenda del lutto per dare le condoglianze alla famiglia di Anwar. 
Una grande tenda accanto all'abitazione ospitava gli uomini, mentre le donne erano raccolte in casa. 
Fauza, la mamma di Anwar, ci ha accolti con un sorriso e ci ha invitato a sederci. 
Fauza ha 55 anni e l'intera famiglia conta 9 figli maschi e 9 figlie femmine. Uno dei fratelli di Anwar ci consegna dei poster con la sua immagine. Comunichiamo a Fauza la nostra vicinanza e solidarietà. 
Prima che uscissi dall'abitazione, Fauza prende uno dei poster e bacia l'immagine del figlio. "Alhamdulilah" , mi dice, e poi ci abbracciamo. Andremo di nuovo a farle visita, dopo i 3 giorni di lutto, in un momento meno doloroso, per poter parlare con più tranquillità.

Una foto di Anwar pubblicata su internet


Il poster con l'imaggine di Anwar Mohammed Al Mamlouk, 19 anni



Abbiamo anche fatto visita alla famiglia del giovane rimasto ferito, Omar Ismail Wadi.
Omar ci mostra le ferite alle gambe.
Il venerdì è giorno sacro per i musulmani, come la domenica per i cristiani. Venerdì, verso le 14.30, Omar era andato al cimitero ad est di Jabalia. Il cimitero si trova vicino il confine. Omar racconta di aver visto alcuni ragazzi palestinesi vicino il confine. Soldati israeliani hanno iniziato a sparare con proiettili e gas lacrimogeni.
Omar aveva deciso di raggiungere il gruppo di ragazzi, che si trovavano ad un centinaio di metri dalla barriera di separazione del confine. C'erano circa 30 persone. Sul confine, 4 jeeps israeliane e circa 12 soldati, racconta.

Anwar, il ragazzo che è stato ucciso, però si era allontanato dal loro gruppo e si era avvicinato da solo alla barriera ad una distanza di circa 30-40 metri, lasciando il gruppo alle sue spalle, racconta Omar.

I soldati hanno puntato le armi contro di lui e l'hanno ucciso, colpendolo in pieno all'addome.
Omar racconta che allora aveva deciso di andare a prendere il corpo di Anwar, ma i soldati hanno continuato a sparare, impedendo agli altri di raggiungere il suo corpo. Uno dei proiettili, esploso vicino a lui, l'ha ferito ad entrambe le gambe. Omar è rimasto ferito per aver cercato di avvicinarsi al corpo di Anwar. Erano le 16.00 circa.


Probabilmente si trattava di un proiettile ad espansione, dato che diversi frammenti l'hanno colpito nella parte inferiore del corpo.


Successivamente alcuni ragazzi sono riusciti a prendere sia Omar sia Anwar e li hanno allontanati dalla barriera portandoli a circa 100 metri dal confine. I due sono stati trasportati su un "toc toc" sulla strada principale "Salah El-Deen" dove poi un'ambulanza li ha portati in ospedale.

"Anwar era vivo, ma durante quel tragitto è morto", racconta Omar.

Omar Ismail Wadi, 21 anni

le ferite alle caviglie di Omar


Di seguito il report ospedaliero di Omar, rilasciato dal Kamal Odwan hospital




Il report conferma che è stato portato in ospedale con ferite ad entrambe le gambe. I soldati hanno coperto le ferite con delle fasciature, poi è stato portato al reparto ortopedia. 
I frammenti del proiettile sono ancora all'interno del corpo. Omar dovrà tornare in ospedale tra una settimana. 

"Mi sono spaventato molto. Non ho dormito tutta la notte pensando a quello che è successo. Spero che Israele fermi questi crimini", afferma.

Gli abbiamo chiesto se tornerà di nuovo al cimitero. Ha detto di no. Suo padre Ismail è molto preoccupato. 

La famiglia di Omar è composta da 6 figlie femmine, 3 figli maschi, ed i due genitori, in tutto 11 persone.
La mamma di Omar ad un certo punto esclama "Pare che tutti i miei 3 figli maschi debbano morire come martiri". Uno dei fratelli di Omar, Mohammed, infatti rimase ferito cinque anni fa in un attacco da terra dell'esercito israeliano. 
A quel tempo Mohammed aveva 13 anni. Ora ne ha 18. Ha passato 4 mesi in Egitto per ricevere cure, e tuttora deve ricevere terapia.


la mamma di Omar, con la figlia più piccola



Di seguito i report ospedalieri di Mohammed, il fratello di Omar, ferito 5 anni fa in un attacco israeliano


European Gaza hospital, 5 ottobre 2010. "Valgus deformity, femur related to gun shot" (Valgismo al femore a causa di ferita a arma da fuoco). Difficotltà di ambulazione e dolore.
Il report attesta che Mohammed è stato sottoposto ad operazione chirurgica e raccomanda medicine dopo operazione.

Il report rilasciato dall'Al Awda hospital. Riporta "Explosive injuries- Multiple shrnapels"


Report rilasciato dallo Shifa hospital, 23 gennaio 2011. Riporta che Mohammed è stato ferito da arma da fuoco il 1 marzo 2008 e che è stato sottoposto ad interventi chirurgici, e che si trova sotto trattamento

Report dello Shifa hospital. Il report afferma che Mohammed ha subito una ferita da esplosione il 1 marzo 2008 che ha causato ferite multiple al ginocchio destro e alla giuntura della caviglia al nervo della tibia, e grave ferita alla mano sinistra con amputazione delle falangi di 4 unghia. Afferma infine che il paziente ha movimento limitato al ginocchio destro ed è ancora sotto controllo.


Il padre ci dice che una delle passioni di Mohammed è dipingere, e ci mostra alcune sue creazioni.
Ho scelto di fotografare questa, che seppur non è ancora completa, la trovo bellissima.




Spero che Omar e Mohammed e tutti i giovani di Gaza ed i loro genitori, possano un giorno pensare in maniera serena al loro futuro.


Alcuni di recano nelle terre lungo il confine solo per sostare di fronte alla barriera di separazione, guardando ad essa, come barriera alla propria libertà.
Anche alcune famiglie di contadini il venerdì pomeriggio hanno iniziato a passaggiare nelle proprie terre lungo il confine.

Se capita ci sia un ragazzo disarmato che si avvicina alla barriera per pura sfida verso i soldati, i soldati non hanno nessun diritto di sparare contro civili disarmati la cui unica colpa è quella di vivere in una cella.


Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza.


sabato 5 gennaio 2013

Il 29 dicembre 2012 Fahed Baker stava pescando con suo fratello, suo figlio ed un cugino nelle acque a nord di Gaza. I quattro pescatori si trovavano su un "hasaka" (le piccole imbarcazioni dei pescatori palestinesi) a circa 3,5 miglia nautiche dalla costa di Gaza, vicino il limite a nord che delimita il confine con le acque israeliane.
Fahed, 39 anni,  racconta che erano presenti anche altre hasaka in quel momento. Improvvisamente  due navi della Marina militare israeliana si sono avvicinate alle imbarcazioni dei pescatori ed i soldati hanno iniziato a sparare con armi da fuoco. 
Tutti i pescatori sono riusciti a scappare, tranne Fahed ed i suoi compagni, che in quel momento stavano tirando su le reti.
Quando hanno iniziato a muoversi, i soldati israeliani gli hanno ordinato di fermare il motore. Fahed ha rifiutato di fermarsi ed i soldati hanno sparato direttamente sulla sua barca.
I soldati hanno sparato centinaia di proiettili M-16 colpendo tutta la parte anteriore della barca.

Successivamente alcuni suoi familiari su altre imbarcazioni hanno raggiunto la sua barca ed hanno aiutato i quattro pescatori a scappare.

Fahed e gli altri sono tornati al porto di Gaza city salvi, ma la barca è gravemente danneggiata.
Sono andata a vederne le condizioni. E' segnata da centinaia di fori provocati dai proiettili.
Qualche settimana fa, Fahed aveva subìto un altro attacco da parte dell'esercito israeliano, che aveva sparato proiettili sul motore. Fahed aveva quindi dovuto comprare un motore nuovo.
Ora dovrà riparare nuovamente la barca. Il numero della sua barca è 1-645-5

Fahed ha molti bambini, di cui due malati. A proposito dei limiti imposti dall'esercito israeliano, dice "Se mi dicono che lì non posso pescare, e so che lì c'è il pesce, io vado lì a pescare, devo sfamare i miei figli". Fahed rischia la vita, come tutti i pescatori di Gaza, per poter sostenere la propria famiglia.


Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." Inoltre le autorità israeliane avevano dichiarato che i pescatori palestinesi avrebbero potuto raggiungere le 6 miglia dalla costa (mentre prima della guerra ai pescatori era concesso arrivare solo a 3 miglia). 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza.

Gli attacchi contro i pescatori di Gaza sono costanti, specialmente nelle acque a nord della Striscia di Gaza.
I pescatori, minacciati con spari da arma da fuoco, per timore di essere feriti  o arrestati scappano ed abbandonano il lavoro. 

A partire dal cessate il fuoco 35 pescatori sono stati arrestati ed uno è rimasto ferito.
Gli ultimi pescatori arrestati sono i fratelli Mohammed Ahmed Zidan, 31 anni, e Ahmed Zidan Zidan, 26 anni, che stavano pescando a circa 5 miglia dalla costa il pomeriggio del 23 dicembre 2012. Qui il mio report sul loro arresto: http://ilblogdioliva.blogspot.co.il/2012/12/due-pescatori-arrestati-nelle-acque-di.html  
I due sono stati rilasciati ma la loro barca è stata confiscata. Era l'unica barca con cui potevano lavorare. Ora tre famiglie non hanno più nessun mezzo per sopravvivere.

Di seguito, le foto che ho scattato alla barca di Fahed Baker.

Invito le organizzazioni internazionali e le nostre istituzioni a fare pressione ed agire affinché cessino questi attacchi costanti contro i civili di Gaza, in particolare contro i pescatori, che rischiano quotidianamente la vita per poter sfamare le proprie famiglie.
Invito a cessare l'indifferenza di fronte a queste violazioni dei diritti umani, non credo sia normale né accettabile che un esercito spari contro pescatori e civili disarmati.






Fahed Baker, 39 anni