domenica 26 maggio 2013


Mahmoud Mohammed Zayed, 25 anni, e suo fratello Khaled, 24 anni, sono due giovani pescatori di Gaza.  Verso le  21:00 di domenica 19 Maggio 2013, stavano pescando sulla loro piccola imbarcazione a remi nelle acque a nord di Gaza, di fronte la spiaggia di Beit Lahiya. Le forze navali israeliane, dopo aver attaccato i pescatori con colpi di arma da fuoco, li hanno arrestati e portati nel porto di Ashdod in Israele. I soldati israeliani hanno confiscato la loro barca e le reti ed hanno rilasciato i due pescatori la mattina del giorno successivo, lunedi 20 maggio.

Abbiamo incontrato Mahmoud e suo fratello Khaled nell' ufficio dell' Uawc (Union of Agricultural WorkCommittes), che si occupa di supportare con progetti ed iniziative contadini e pescatori in Gaza e nei Territori Occupati.
Il viso di Mahmoud mi era familiare. 
Mentre cercavo di ricordare dove ci eravamo incontrati, lui mi ha detto che mi aveva vista nella scuola dell' Unrwa durante l'offensiva militare di novembre 2012, quando l'aviazione militare israeliana ha lanciato migliaia di volantini attraverso cui intimava la popolazione a lasciare le proprie case e centinaia di famiglie residenti nel nord della Striscia di Gaza sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni e a rifugiarsi nelle scuole dell' Unrwa in Gaza city. Raccolti a terra su materassi e coperte, si era uniti nella paura. La casa di Mahmoud  poi e' stata danneggiata dai bombardamenti.
Eppure ricordavo di aver visto Mahmoud anche in un'altra occasione. Ecco, lo scorso febbraio 2012, avevo incontrato un altro membro della sua famiglia, Ahmed Zayed, anche lui arrestato dalla marina militare israeliana mentre pescava nelle acque a nord di Gaza. 
E quando penso ai pescatori di Beit Lahiya, non posso non ricordare il volto di Fahmy Abu Ryash, pescatore di 23 anni ucciso il 28 settembre da un soldato israeliano mentre pescava sulla spiagga. Ucciso da proiettili ad espansione che gli hanno distrutto gli organi interni. Ho chiesto a Mahomud se l'avesse conosciuto. Mahmoud mi ha detto che tante volte avevano pescato insieme. 

E cosi' qui si mischiano ricordi, esperienze comuni, che ci uniscono in un sentimento profondo di legame fraterno. 

Penso allora alla vita di queste persone, scandita da lutti, da ferite, dalla resistenza quotidiana, dalla ricerca della libertà, dalla lotta per il diritto alla vita.

Mahmoud così ha iniziato a raccontarci ciò che è successo domenica: «Siamo andati a pescare verso le 17.30, con la nostra piccola barca a remi. Eravamo a circa mezzo miglio di distanza dalla spiaggia di Beit Lahiya, insieme ad altre imbarcazioni. Verso le 21.00 due motoscafi hanno iniziato ad attaccare noi e gli altri pescatori con colpi di arma da fuoco. L'attacco è durato quasi un'ora. Successivamente i soldati si sono avvicinati alla nostra barca, hanno iniziato a girare attorno a noi per creare delle onde e ci hanno gridato di fermare la barca. Abbiamo risposto che saremmo tornati a casa. C'erano 5 soldati su ogni motoscafo. 
Siamo caduti in acqua, poi siamo risaliti a bordo. Khaled si è sentito male. Poi due soldati ci hanno arrestati».
Mahmoud ci ha spiegato che di solito ai pescatori viene chiesto di spogliarsi, di tuffarsi in acqua e di raggiungere a nuoto la nave israeliana. Questa volta invece i due pescatori sono stati arrestati direttamente dalla loro barca. 
Una volta saliti a bordo della nave israeliana, i due pescatori sono stati bendati, ammanettati, spogliati e sono stati dati loro una maglia gialla ed un pantalone blu. 
"La cosa strana - ci ha raccontato Mahmoud - è che i soldati mi hanno chiesto perchè mio fratello Khaled fosse con me sulla barca. Khaled di solito pesca su un'altra barca a motore. Ma quando ha finito il suo lavoro è venuto con me per aiutarmi». Le domande dei soldati fanno capire quanto questi tengano sotto controllo la gente di Gaza e con quali scuse arrestino i pescatori. I soldati hanno poi chiesto loro il nome, la carta d'identità, il numero dell barca. I due pescatori sono stati poi portati al porto di Ashdod in Israele. Qui i due pescatori sono stati portati all' interno di una stanza dove è stato chiesto loro nome ed identità ed il numero di telefono. Un dottore ha controllato il loro stato di salute e  visitato Khaled che era malato ed a cui e' stata fatta una iniezione. «Ho chiesto loro di togliere le manette perche' mi facevano male - ci ha raccontato Mahmoud - ma hanno rifiutato» .  I due hanno poi trascorso la notte in prigione, ammanettati. Il mattino seguente,  ai due pescatori, in manette, e' stato posto il proprio nome sulla maglietta e sono stati fotografati. Successivamente Mahmoud e' stato interrogato. I soldati gli hanno mostrato una mappa di Gaza, e gli hanno chiesto informazioni indicando alcuni punti sulla mappa, in particolare sull'area di Soudania, poi gli hanno chiesto da quale punto di Gaza salpa in mare, successivamente i soldati gli hanno mostrato una stazione di polizia ed una pompa idraulica. Mahmoud ha chiesto della sua barca, ma i soldati gli hanno detto che per riavere la sua barca deve rivolgersi ad un avvocato. I soldati sanno benissimo che i pescatori non hanno i soldi per poter permettersi un avvocato e neanche le spese per affrontare un processo. Dopo l'interrogatorio, che e' durato 30-40 minuti, Mahmoud e' stato bendato di nuovo. Dopo circa 15 minuti, i soldati hanno ammanettato anche le gambe dei pescatori, li hanno portati in una automobile della polizia e li hanno trasportati ad Erez, dove i due pescatori sono stati rilasciati senza soldi. I pescatori avevano 100 skhekels, soldi che avevano guadagnato con a la vendita del pesce il giorno precedente.

Abbiamo chiesto ai due pescatori cosa pensassero del nuovo limite di 6 miglia nautiche imposto da Israele. Ci hanno spiegato che è un buon passo, ma che a livello economico non c'è nessun cambiamento, fatta eccezione per il periodo della pesca delle sardine. Sulle 8 miglia infatti c'è una barriera rocciosa che impedisce l'ingresso ai pesci più grandi, per cui i pescatori dovrebbero pescare oltre le 8 miglia nautiche dalla costa. 

I soldati israeliani hanno confiscato la barca dei due pescatori ed anche le reti, che erano nuove. 
"Questa barca era la principale fonte di guadagno per noi", ci ha detto Mahmoud.
Entrambi sono spostati ed hanno entrambi un figlio. Vivono insieme ai loro genitori ed al resto della famiglia, che conta in tutto 13 membri. Tutta la loro famiglia dipende dall'attivita' della pesca. Ora solo suo padre e suo fratello possono pescare con un'altra barca.
Abbiamo chiesto a Mahmoud se vuole lasciare un messaggio ai nostri paesi. "Vorremmo di nuovo la nostra barca. Vorremmo che la marina militare israeliana cessi gli attacchi. Chiediamo alle persone dei vistri paesi di forzare il governo israeliano ad aprire il mare, a lasciarci pescare".

Bisogna notare che l'attacco è avvenuto entro le 3 miglia nautiche dalla costa.

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiugere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa. 


Ci uniamo all'appello dei pescatori e  chiediamo ai nostri governi di pressare Israele affinché smetta di attaccare ed arrestare i pescatori palestinesi e perché consenta loro di pescare liberamente.





sabato 11 maggio 2013

Il 1 maggio in molti paesi si celebra la festa dei lavoratori. Anche Gaza ha celebrato la festa dei lavoratori in una manifestazione in centro città.
Eppure, non è festa per i pescatori palestinesi.

Nelle prime ore del mattino del 1 maggio 2013, un pescatore palestinese è rimasto gravemente ferito quando navi militari israeliane a largo delle coste di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, hanno aperto il fuoco contro pescherecci palestinesi che si trovavano all'interno delle 3 miglia nautiche dalla costa.
Durante l'attacco, un pezzo del motore che serve a tirare su le reti e' caduto violentemente  sulla testa di Adel Al Karim Baker, 51 anni, di Gaza City, che e' rimasto gravemente ferito.

Adel Baker è stato trasportato al Najjar hospital e successivamente all' European hospital in Khan Younis. Ci siamo diretti in ospedale per accertarci delle sue condizioni.
Adel si trova nel reparto di Terapia Intensiva. Un documento ospedaliero all'interno della sua stanza riporta "orario di ammissione 5.00 am".
Abbiamo parlato con il Dottor Yasser AlKhaldi, capo del reparto di Terapia Intensiva dell'European hospital. Il dottor AlKhadi ci ha detto che Adel ha subito un grave trauma cranico e che era arrivato in ospedale privo di sensi.
Il dottore ha aggiunto che Adel è stato sottoposto ad intervento chirurgico per alleviare la pressione dei frammenti delle ossa nel cranio e che si trovava ora sotto ventilazione artificiale.
Adel ha subito una frattura cranica depressa (la frattura depressa  del cranio è una rottura di un osso del cranio con la depressione dell’osso verso il cervello).
Il dottor AlKhaldi ha aggiunto che c'è stato un miglioramento delle condizioni di Adel e che hanno iniziato a ridurre i sedativi.

Durante la visita abbiamo incontrato Aatef Baker fratello di Adel. "Adel era su un peschereccio  insieme ad undici pescatori. Mentre stava pescando, la marina militare israeliana ha aperto il fuoco, un proiettile ha colpito un oggetto sulla barca, che è caduto sulla sua testa, causandogli il trauma. Erano al confine con l'Egitto, a 2 miglia dalla costa.", ci ha detto Aatef.
Abbiamo lasciato l'ospedale ed abbiamo preso i contatti del dottor AlKhaldi e della famiglia di Adel per poter essere aggiornati sulle sue condizioni.
Avvertivo un senso di impotenza e di angoscia, ma allo stesso tempo speravo con tutte le mie forze che Adel fosse abbastanza forte da sopravvivere, che fosse abbastanza forte anche questa volta.

Il giorno successivo siamo andati a visitare la famiglia di Adel nel campo rifugiati di Shati, in Gaza city.
Adel ha 7 figlie e 2 figli, di cui uno è pescatore. Un cugino di Adel, Mostafa Baker, ci ha detto che forse in seguito potrebbero valutare la possibilità di trasferirlo in un altro ospedale.
L'abitazione era piena di donne e di bambini che ci circondavano e di tanto in tanto fissavano i loro occhi su di noi.
"Tutta la famiglia e' riunita qui perche' stiamo aspettando notizie. Il fratello di Adel sta per tornare dall'ospedale", ci ha detto Mostafa.
"Gli attacchi e gli arresti colpiscono la nostra vita. Niente pesce niente soldi", ha esclamato una donna della famiglia, Um Eid Baker, che ha infine aggiunto "ricordiamo di quando i nostri padri potevano raggiungere le 12 miglia dalla costa."
Adel Baker lavorava da 30 anni come pescatore, ed era l'unica persona della famiglia ad avere un lavoro, la sua famiglia non ha altre fonti di guadagno.
"Questa è la stagione migliore per i pescatori - afferma Mostafa - è la grande stagione delle sardine". I familiari poi hanno specificato che i pescatori, a causa del limite delle 3 miglia nautiche dalla costa, sono costretti ad arrivare fino a Rafah per poter pescare, ed addirittura entrare in acque egiziane, uno spostamento che comporta grandi spese soprattutto per il carburante.
Durante la nostra conversazione, Aatef, il fratello di Adel, è tornato dall'ospedale portando con sé il report ospedaliero.
Sul report ospedaliero è specificato che Adel Baker e' stato trasferito dall'ospedale Al Najjar all' ospedale European, e che ha subito una ferita alla testa e danneggiamento al cervello. E' indicata la necessità di intervento chirurgico e trattamento. Inoltre, il report specifica: "Al Aqsa conditions", espressione con la quale si usa definire un ferito o una vittima di aggressioni israeliane.

Successivamente abbiamo incontrato Sobeh El-Hessi, pescatore che era a bordo del peschereccio insieme ad Adel Baker, nonché gestore del peschereccio.
"Stavamo pescando al confine tra le acque egiziane e le acque palestinesi. Alle 2 del mattino la marina militare israeliana ha iniziato a sparare, eravamo a circa 2 miglia nautiche dalla costa", ha iniziato a raccontare Sobeh. "Abbiamo cercato di nasconderci dai proiettili. Poi quando i soldati hanno smesso di sparare, abbiamo visto il corpo di Adel Baker disteso sul pavimento ed abbiamo pensato che un proiettile l'avesso colpito alla testa. Poi abbiamo capito che non era stato un proiettile, ma un oggetto pesante che fa parte del motore, Adel aveva una grande ferita alla testa. Ho chiamato l' Unione dei pescatori per comunicare che c'era un ferito e per chiedere un'ambulanza. Un hasaka ha portato Adel alla spiaggia e l'ambulanza era pronta per portarlo in ospedale, erano circa le 3 del mattino", ci ha raccontato Sobeh.
I pescatori erano entrati in acque egiziane e stavano rientrando in acque palestinesi quando è avvenuto l'attacco.
Il giorno successivo i pescatori non sono andati a pescare.
Sobeh ci ha raccontato con preoccupazione anche dei recenti attacchi israeliani con cannonate d'acqua. Gli attacchi stanno avvenendo infatti anche a 10 metri di distanza tra i pescherecci e le navi militari israeliane.
Poco più di un anno fa un pescatore è stato ucciso da un corto circuito a seguito di un attacco israeliano con cannonate di acqua. 
L' esercito israliano lancia acqua direttamente sul generatore di corrente, spara alle reti, al motore, causando così incidenti. Alto diventa allora il pericolo di shock elettrico o incidenti come quello di Adel.
"I pescatori possono vedere il pesce oltre le tre miglia, ma non possono attraversarle", afferma poi Sobeh parlando delle condizioni di vita dei pescatori di Gaza.
"Quando i soldati israeliani sparano dobbiamo scappare, non possiamo sostenere le nostre famiglie. Questi ultimi giorni sono stati duri. Prima della guerra gli attacchi israeliani avvenivano ad una maggior distanza,  ma dopo la guerra la marina militare ha iniziato ad avvicinarsi molto ed i soldati sparano più del solito", conclude Sobeh.
Gli occhi di Sobeh el Hessi sono tristi, spaventati, ma anche arrabbiati per quanto avvenuto a Adel.
A Gaza, andare a pescare ormai significa andare ad affrontare un esercito.

Come riportato costantemente dal Palestinian Center for Human Rights, gli attacchi israeliani contro i pescatori palestinesi costituiscono una violazione del diritto umanitario internazionale, soprattutto del diritto alla sicurezza della propria persona, in accordo con l' Articolo 3 della Dichiarazione
Internazionale dei Diritti Umani, del diritto al lavoro ed alla sussistenza, del diritto ad una vita dignotosa.
Gli attacchi indiscriminati contro la popolazione civile costituiscono crimini di guerra.

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiugere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele.

A Gaza si contano attualmente circa 4.000 pescatori regolarmente registrati, mentre nel 2000 se ne contavano circa 10.000. In una decina di anni, il numero di pescatori si è progressivamente ridotto, da quando Israele ha iniziato ad imporre restrizioni sull'accesso al mare e ad usare violenza per rafforzare queste restrizioni. Tali restrizioni, i continui arresti ed attacchi, costringono i pescatori ad abbandonare il loro lavoro e negano loro l'unica fonte di sussistenza per le loro famiglie. Moltissimi pescatori, con coraggio e determinazione, continuano a richiare la vita per poter sostenere le proprie famiglie. 

Al momento in cui scrivo, le condizioni di Adel Baker sono leggermente migliorate, ma si trova tuttora privo di sensi nel reparto di Terapia Intensiva.
Mentre Adel Baker lotta in ospedale, molti pescatori si trovano in mare affrontando il pericolo di nuovi attacchi. 
Mentre la comunità internazionale rimane in orrendo silenzio, i nostri pensieri ed il nostro cuore sono al fianco di questi uomini coraggiosi.

Forza Adel.



Adel Al Karim Baker, 51 anni, nel reparto di Terapia Intensiva dell'European hospital


il report ospedaliero



alcuni dei bambini della famiglia Baker


 Sobeh El-Hessi, pescatore che era a bordo del peschereccio insieme a Adel Baker