sabato 15 giugno 2013

Omar Abu Muhareb, 48 anni


Venerdì pomeriggio, 14 giugno 2013, Omar Abu Muhareb, un contadino palestinese di 48 anni, è rimasto ferito dal fuoco dell’esercito israeliano nell’area di Deir El Balah, al centro della Striscia di Gaza.
Omar stava irrigando la sua terra nel villaggio di Wadi As-Salqa, a 600 metri dalla barriera che separa Israele dalla Striscia di Gaza.
Omar ha riferito che jeeps israeliane si muovevano lungo il confine mentre stava lavorando. Improvvisamente, dopo circa 10 minuti dall'inizio del lavoro,  alle 19.30 circa, un proiettile l’ha colpito alla gamba destra. I soldati hanno sparato probabilmente da una jeep hummer.
Omar era da solo nella sua terra mentre altri contadini stavano lavorando nelle terre adiacenti.
“Non ho sentito sparare, i soldati hanno usato proiettili silenziosi. Improvvisamente mi sono ritrovato ferito. Ho corso per 50 metri, poi sono caduto ed ho gridato ai miei cugini che ero ferito”, ha riferito Omar. I suoi cugini l’hanno trasportato all’Aqsa Martyrs hospital.

La famiglia di Omar è composta da 14 membri: Omar, sua moglie, 8 figli maschi e 4 figlie femmine. Cinque dei suoi figli lavorano con lui nella terra di famiglia. Tutta la famiglia dipende dal prodotto di questa terra.
Due dei suoi figli, Nedal e Tareq, hanno riferito che Omar ha riportato una ferita di livello intermedio alla tibia destra.

Il dottor Saleman Al Attar, del dipartimento di Ortopedia dell’Aqsa Martyrs hospital, ha riferito che le condizioni generali di Omar sono buone. “La ferita da colpo di arma da fuoco genera sempre complicazioni. Il proiettile ha colpito la tibia destra e vi è la presenza di frammenti”, ha riferito il dottor Al Attar. Nella sala di emergenza, i dottori hanno eseguito una pulizia della ferita, una prima rimozione chirurgica del tessuto lacerato e devitalizzato e successivamente il bendaggio. Dopo 3 giorni o 72 ore, Omar sarà sottoposto ad una ulteriore rimozione dei tessuti devitalizzati.
I dottori non rimuoveranno il proiettile. “È pericoloso rimuovere il proiettile in quanto si trova nell’area neurovascolare, dove vi sono le arterie”, ha riferito il dottor Al Attar.
La ferita verrà chiusa. Al paziente verranno poi somministrati antibiotici ed analgesici per circa 4 settimane.
Il dottor Al Attar ha sottolineato l’effetto pesicologico nei pazienti consapevoli di conservare un proiettile all’interno del proprio corpo. “Il paziente avrà sempre l’impressione di avvertire dolore nella zona dove si trova il proiettile, anche se il dolore non è reale. Il problema è che non vi sono assistenti sociali che possano fornire supporto psicologico. Ogni palestinese soffre dalla nascita di problemi psicologici”, ha concluso il dottor Al Attar.

Durante l’ultima offensiva militare di novembre 2012, l’ospedale al Aqsa ha ricevuto moltissime vittime. “L’ospedale era pieno, cercavamo di salvare chi era in migliori condizioni mentre altri pazienti in gravi condizioni morivano”, ha concluso il dottor Al Attar.

Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate."
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza. Quattro civili sono stati uccisi dalla fine dell'offensiva militare "Pilastro di Difesa" e più di 90 sono i civili feriti.
Questi attacchi contro la popolazione civile di Gaza continuano ad avvenire nel silenzio internazionale.




lunedì 10 giugno 2013



La mattina di lunedì 10 giugno, un ragazzo palestinese è rimasto ferito dal fuoco dell'esercito israeliano mentre lavorava nell'area di Sofa, nel sud della Striscia di Gaza, al confine con Israele. 

Amer Abu Hadayed, 20 anni, stava raccogliendo pietre da rivendere come materiale da costruzione insieme ad i suoi fratelli Yasser e Saher. I tre erano andati a lavorare alle 6.00 del mattino a bordo di un tok tok. Una jeep militare israeliana si era avvicinata per poi allontanarsi e successivamente ritornare sul posto dove i tre stavano lavorando. I soldati hanno iniziato a sparare nella loro direzione attorno a loro. Verso le 7.00 i tre ragazzi, che si trovavano a circa 30 metri dalla barriera che separa Israele dalla Striscia di Gaza, hanno cercato di scappare per non essere feriti, ma Amer è stato colpito alla spalla da uno dei proiettili.
Amer ed uno dei suoi fratelli sono scappati mentre il terzo li ha seguiti con il tok tok ed ha successivamente trasportato Amer in ospedale.


I tre ragazzi guadagnano 80 shekels per una giornata di lavoro, di cui 15 shekels di solito vanno al conducente del tok tok, che oggi non era presente. In pratica in una giornata i ragazzi guardagnano circa 6 euro a testa, lavorando ogni giorno in un'area estremamente pericolosa. 

In ospedale Amer, nonostante ricorverato nel reparto di terapia intensiva, ci ha raccontato quello che e' successo ed ha aggiunto che due settimane prima i soldati avevano sparato molto verso di loro e che erano scappati. 

Amer si trova tuttora nel reparto di terapia intensiva dell' European hospital.
Il Dottor Ihab Alassal ci ha detto che il proiettile  è entrato ed uscito dal corpo di Amer. Le sue condizioni ora sono stabili. Ha riportato un accumulo di sangue nello spazio pleurico, ovvero lo spazio tra il polmone e la parete toracica. Il dottor Alassal ha aggiunto che Amer si trova ora sotto osservazione e monitoraggio degli accessi vascolari e della pressione del sangue. Ha aggiunto che se le condizioni di Amer dovessero peggiorare procederanno ad una esplorazione chirurgica.


La famiglia di Amer è composta da 10 membri, i due genitori, due figlie femmine e 6 figli maschi.
Uno dei figli, Mahmoud, 24 anni, lavora come barbiere, mentre tre dei figli maschi raccolgono pietre da rivendere, ed i restanti sono disoccupati. Vivono in Khan Younis, in una zona chiamata Al Junra, nel sud della Striscia di Gaza.
Mahmoud era con uno dei fratelli fuori il reparto di terapia intensiva. Ripeteva costantemente "Sono disperato", parlando delle dure condizioni economiche in cui versa la sua famiglia. Sogna di lasciare Gaza, di trasferirsi in Italia o altrove, per sperare in un futuro migliore. 
"Non torneremo più a raccogliere pietre", ci ha detto Yasser i cui occhi raccontavano tutto lo spavento per ciò che hanno vissuto.

L'assedio che Israele ha illegalmente imposto sulla Striscia di Gaza produce mancanza di economia e quindi altro livello di disoccupazione. La scarsa quantità di materiale da costruzione che entra attraverso il valico di Karm Abu Salem (Kerem Shalom) costringe le aziende palestinesi a raccogliere pietre per la costruzione di edifici

Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza. Quattro civili sono stati uccisi dalla fine dell'offensiva militare "Pilastro di Difesa" ed almeno 90 sono i civili feriti. 
Questi attacchi contro la popolazione civile di Gaza continuano ad avvenire nel silenzio internazionale. 



Amer Abu Hadayed, 20 anni, ricoverato nel Reparto di Terapia Intensiva dell'European hospital


domenica 9 giugno 2013

  I due pescatori arrestati, Khader Marwan Al-Saidi, 24 anni e Hassan Ali Murad, 27 anni


Durante la notte di venerdì 7 giugno 2013 vi è stata una escalation di attacchi da parte della marina militare israeliana contro i pescatori di Gaza. Il comitato dei pescatori della Union of Agricultural Workers Committees aveva riportato attacchi lungo tutta la costa di Gaza e l'arresto di due pescatori, oltre alla distruzione di reti per la pesca.

I due pescatori arrestati, Khader Marwan Al-Saidi, 24 anni, e Hassan Ali Murad, 27 anni, sono stati arrestati verso le 3.00 del mattino di venerdì e sono stati rilasciati il giorno successivo, ma la loro barca è stata confiscata.

I due pescatori vivono nel campo rifugiati di Shati.
Giovedì pomeriggio erano usciti in mare verso le 15.00 e si erano diretti verso sud, fermandosi a pescare a sud delle coste di Shalihat. 

L'attacco

Hassan Ali Murad ci ha riferito che una nave della marina militare israeliana ha iniziato ad attaccarli sparando verso le lroo barche alle 2.00 del mattino.
"Con noi c'erano altre 6-7 hasaka, stavamo pescando in gruppo. Quando i soldati hanno iniziato a sparare tutti i pescatori sono scappati, ma il motore della nostra barca era guasto e non siamo riusciti a scappare. Abbiamo cercato di accendere il generatore ma non ci siamo riusciti". I pescatori si trovavano a circa 6 miglia dalla costa. Abbiamo urlato ai soldati "Andate via, siamo a meno di 6 miglia!", ma i soldati hanno continuato a sparare", ha aggiunto Hassan.

L'arresto e l'interrogatorio

Una barca zodiac a bordo della quale vi erano 6 soldati si è avvicinata a loro. I soldati israeliani hanno ordinato ai due pescatori di svestirsi, tuffarsi in acqua e raggiungere a nuoto la barca israeliana. "I soldati hanno sparato verso di noi  mentre nuotavamo", ci ha detto Hassan. A bordo della barca israeliana i due pescatori sono stati bendati ed ammanettati. I soldati hanno poi confiscato la barca dei pescatori e tutto l'equipaggiamento. Hassan ha precisato che il generatore costa circa 6.000 dollari, la barca costa circa 3.000 dollari, l'equipaggiamento ha un valore di circa 1.000 dollari, per un totale di 10.000 dollari, che i pescatori dovranno comunque continuare a pagare perché si sono indebitati per poter affrontare queste spese.
"Siamo stati trattenuti per circa 30 minuti sulla barca israeliana, al freddo, poi i soldati ci hanno trasportati sulla nave grande della marina militare israeliana. Ci hanno stesi a terra e ci hanno colpito con i piedi dietro la testa, poi ci hanno incappucciati. Non potevo respirare, dopo mezz'ora mi sentivo morire per la mancanza di aria", ci ha detto Hassan. I pescatori sono stati trasportati al porto di Ashdod in Israele, sono stati dati loro una maglia ed un pantalone e sono rimasti ammanettati e bendati fino alle 12.00 del giorno successivo. Hassan ci ha anche raccontato che i soldati li hanno derisi e li hanno picchiati. Un dottore ha fatto poi loro visita, ed ha informato Hassan di soffrire di diversi problemi di salute. Hassan gli ha risposto:"Che cosa vuoi da noi? Avete preso la nostra barca, avete preso la nostra vita, ed ora vuoi controllare la mia salute?" Il dottore gli ha risposto che era sua responsabilità controllare la sua salute. Hassan gli ha detto:"Non sono arrabbiato per la mia salute, sono arrabbiato perché non posso più sfamare i miei bambini".  I due pescatori sono stati trattenuti 4 ore in una stanza per poi essere interrogati. Un ufficiale ha chiesto ad Hassan se conoscesse membri di Hamas, se fosse coinvolto in gruppi armati ed altre domande di questo tipo. Hassan gli ha risposto: "Stai ditruggendo la mia vita e mi fai queste domande?". L'ufficiale gli ha detto:"La nostra preoccupazione è distruggere la vita dei pescatori", intendendo che questa fosse la loro missione.
Due anni fa Hassan era stato già arrestato dalla marina militare israeliana insieme a suo cugino, che era stato ferito da un proiettile alla gamba. "Chi nutrirà i nostri bambini ora? Non abbiamo altre risorse. Chi pagherà i nostri debiti?" ha aggiunto Hassan.
Mentre ascoltavao la testimonianza di Hassan, un altro membro della famiglia è intervenuto dicendo: "Ogni pescatore preferirebbe morire ed essere sparato alla testa piuttosto che perdere la propria barca. La barca è la nostra fonte di vita".
Hassan ha aggiunto che durante l'interrogatorio in Ashdod, l'ufficiale gli ha detto: "Puoi chiedere ad un avvocato di riavere indietro la barca ma stai sicuro che non ti ridaremo il generatore". 
Hassan gli ha risposto: "L'avvocato ha bisogno di soldi, io non posso pagarlo". L'ufficiale ha replicato:"Non sono affari miei, sono affari dell'avvocato".
A Gaza Hassan ha chiesto aiuto ad un avvocato ma quest'ultimo gli ha detto che il procedimento costerebbe una somma di denaro equivalente all'acquisto di una nuova barca.
Khader Marwan Al-Saidi è poi intervenuto dicendo che l'ufficiale gli ha detto: "Vi devo osservare in mare notte e giorno e questo mi infastidisce, per questo motivo vi distruggiamo la barca.". Khader ha aggiunto che gli ufficiali israeliani sanno tutto della loro vita. Khader recentemente è diventato padre. L'ufficiale durante l'interrogatorio gli ha detto: "Come sta il tuo bambino?".
L' ufficiale inoltre gli ha detto: "State portando con voi internazionali per essere protetti. Se porti internazionali con te la volta successiva colpiremo la tua barca. Non abbiamo paura di voi e non abbiamo paura degli internazionali. Non pensare che gli internazionali possano proteggerti. Possiamo sparare quando vogliamo, nessuno ci ferma".
Oltre al dramma rappresentato dalla perdita della barca e di ogni mezzo di sussistenza, i pescatori subiscono continuamente anche violenza psicologica. Hassan ci ha mostrato i pantaloni che l'esercito israeliano aveva dato loro. I soldati gli hanno detto che hanno lo stesso valore della barca e del generatore.

Verso Erez, il rlascio

Dopo l'interrogatorio, durato circa 30 minuti, i due pescatori sono stati trattenuti due ore prima di essere portati ad Erez. I soldati hanno ammenattato anche le gambe dei pescatori e li hanno costretti a piegarsi per prendere uno scatolo che conteneva i loro vestiti da lavoro. Poi li hanno costretti a camminare per 500 metri con mani e piedi legati fino a raggiungere una jeep militare che li ha portati ad Erez. In Erez i due pescatori hanno docuto camminare altri 500 metri.
Il valico di Erez era chiuso. Un soldato voleva portare i pescatori nuovamente ad Ashdod, mentre un altro soldato insisteva per permettere loro di attraversare il confine. Hassan ha raccontato che fortunatamente un'anziana donna palestinese che tornava da un ospedale israeliano aveva raggiunto il confine. La donna ha chiesto ai soldati di aprire il valico per poter tornare a casa. Dopo circa 10 minuti i soldati hanno aperto il valico. I due pescatori hanno poi camminato per circa 2 chilometri per raggiungere l'ufficio palestinese, dove sono stati interrogati dalla sicurezza interna. Dopo l'interrogatorio, i due, stremati e senza auto, si sono seduti in strada. L'anziana donna che aveva attraversato il valico ha offerto loro un passaggio in auto. "Non potete immaginare quello che è successo. Anche se lo vedeste in televisione non ci credereste", ha aggiunto Khader. 

Le difficoltà economiche

Hassan è sposato ed ha quattro bambini. Nella sua piccola casa, in cui bagno e cucina sono nella stessa stanza, vivono in 6 persone. Hassan pesca da quando aveva 10 anni. Suo padre era malato e non poteva lavorare, così il piccolo Hassan dopo la scuola andava a pescare. 
Khader Marwan Al-Saidi è sposato ed ha un bambino. Nella sua casa vivono 14 persone, mentre l'intera famiglia conta 70 persone in tutto. 
Dalla barca confiscata, di cui suo padre è proprietario, dipendevano circa 24 persone.


I continui attacchi contro i pescatori e l'appello alla comunità internazionale

Mentre ascoltavamo la testimonianza dei due pescatori, abbiamo appreso che la marina militare israeliana stava attaccando barche di pescatori di fronte alle coste di Soudania, nel nord della Striscia di Gaza. Zacaria Baker, a capo del Comitato dei pescatori della Union of Agricultural Work Committes  ci ha riferito che le forze israeliane stavano aprendo il fuoco contro i pescatori palestinesi ed una delle barche era stata circondata a circa 2 miglia dalla costa. Zacaria, al telefono con un referente sul posto, non riusciva ad ascoltare bene la telefonata a causa degli spari.
Abbiamo continuato ad ascoltare la terribile testimonianza dei due pescatori mentre nell'atmosfera saliva la tensione per quanto stava accadendo nello stesso momento. 
Hassan ha lanciato un messaggio alla comunità internazionale: "Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere i pescatori palestinesi. Le autorità israeliane hanno comunicato attraverso i media di permettere ora ai pescatori palestinesi di raggiungere le 6 miglia nautiche dalla costa, ma in realtà stanno attaccando i pescatori all'interno di questo limite, a 4-5 miglia dalla costa, chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci. Le persone che maggiormente sono colpite a Gaza sono i pescatori . Sappiamo che la situazione a Gaza è difficile, siamo sotto assedio, noi pescatori siamo attaccati ogni giorno e mentre vi sto parlando in questo momento i soldati stanno attaccando altri pescatori. Chiediamo alla comunità internazionale di stare dalla nostra parte."
I pescatori pensano che le Ong potrebbero aiutarli nel coprire i costi della barca confiscata. 

Background

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.




lunedì 3 giugno 2013

Domenica mattina un giovane contadino palestinese è rimasto ferito dal fuoco dell' esercito israeliano in un'area chiamata Abu Safiyeh, ad est di Jabalia, nel nord di Gaza. 
Il giovane, Ahmad Hamdan, 21 anni, è stato ricoverato al Kamal Odwan hospital.

Siamo andati a fargli visita in ospedale dove abbiamo incontrato anche alcuni dei suoi familiari.
Secondo quanto ci ha raccontanto suo zio Eyad Hamdan, verso le 6.00 del mattino di domenica 2 giugno Ahmad stava andando a raccogliere angurie insieme ad altri 4-5 lavoratori. La famiglia di Ahmad non è proprietaria di terre, Ahmad è un semplice lavoratore nei campi.
Quella mattina nell'area vi erano famiglie di contadini, bambini, cacciatori di uccelli. C'erano jeeps israeliane al confine ed i lavoratori hanno avvertito degli spari, ma non si sono preoccupati perché erano distanti dalla barriera che separa Israele dalla Striscia di Gaza.
Ahmad e gli altri lavoratori si stavano dirigendo a lavoro su un carro nel momento in cui il proiettile ha colpito Ahmad. Ahmad è stato ferito quindi prima che iniziasse il lavoro, verso le 6.30 del mattino. Il carro su cui si trovava era a circa 400-500 metri dalla barriera di separazione. I soldati dell'esercito israeliano hanno sparato probabilmente da una delle torri di controllo o da una piccola collina dietro cui usano appostarsi. 
Il cugino di Ahmad, Ammar Hamdan, 22 anni, era con loro. "Quando Ahmad è rimasto ferito, alcuni si sono nascosti per mettersi al riparo dai proiettili, altri sono rimasti con Ahmad ed hanno chiamato l'ambulanza. Una macchina privata ha trasportato Ahmad in un'area lontana dal pericolo ed un'ambulanza e' arrivata li' dopo 10 minuti."
I familiari ci hanno detto che usano andare a lavorare in quella zona 2-3 giorni alla settimana per raccogliere angurie. 
"E' la prima volta che sparano a quella distanza dalla barriera. A causa delle condizioni economiche della famiglia Ahmad deve lavorare in zone pericolose", ci ha detto lo zio Eyad.
La famiglia di Ahmad è composta da 11 membri, i due genitori ed i 9 figli, di cui 2 femmine e 7 maschi. Ahmad è il più grande dei figli.
Il padre non ha un lavoro fisso. Come suo figlio Ahmad, è un lavoratore, raccoglie macerie ed altro materiale per rivenderlo e poter mantenere la propria famiglia. Vivono in Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza.

Il proiettile è entrato ed uscito dalla gamba destra di Ahmad ed ha provocato una frattura femorale. I dottori hanno posto un fissaggio esterno alla gamba. All'interno della gamba vi sono frammenti di ossa .I familiari ci hanno detto che i dottori faranno poi una valutazione sulla condizione dei muscoli e dei nervi.
"Dopo quello che abbiamo visto non torneremo a lavorare li'", ci ha detto Eyad.
Accanto il letto di Ahmad era seduta una sua zia i cui occhi non smettevano di lacrimare.

Dopo la visita ad Ahmad abbiamo incontrato il Dr. Bassam Al Masri, capo del Reparto Ortopedia dell'ospedale  Kamal Odwan. Il Dr. Al Masri ci ha detto che Ahmed ha riportato una frattura scomposta al femore destro. Si tratta di una frattura aperta di terzo grado,  che non presenta ferita neurovascolare. La ferita aperta  ha una grandezza di circa 10-15 cm. Il dottor Al Masri ci ha detto che i dottori hanno posto alla gamba un fissaggio esterno e che Ahmad necessiterà di una nuova operazione in cui il fissaggio esterno verrà rimosso e verrà posto un fissaggio interno e verrà effettuato trapianto di ossa. Questa seconda operazione avverra' tra le 2-3 settimane od un mese. 
Dopo l'intervento, la riabilitazione durerà 6 mesi od un anno.
"Il colpo di arma da fuoco ritarda la formazione delle ossa. Generalmente una normale frattura richiede 4 mesi di riabilitazione", ci ha spiegato il Dr. Al Masri.

Gli accordi per il cessate il fuoco raggiunti dopo l'offensiva militare israeliana "Pilastro di Difesa" del novembre 2012,  hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco. Dall'inizio del cessate il fuoco si contano 4 civili uccisi e piu' di 90 feriti nelle aree lungo il confine.
Nel 2005 Israele ha unilateralmente e illegalmente stabilito una cosiddetta “buffer zone” all'interno del territorio palestinese, un'area in cui i contadini non possono accedere e che viene rafforzata dall'esercito israeliano che spara contro i civili nell'area. Come riporta il Palestinian Center for Human Rights, impedire l'accesso dei palestinesi alle proprie terre ed aree marittime viola numerose disposizioni del diritto umanitario internazionale, compreso il diritto al lavoro ed il diritto ad una vita dignitosa. 

Questi attacchi contro la popolazione civile continuano ad avvenire nell'assordante silenzio internazionale. 
Continueremo a riportare queste violazioni finché non verranno riconosciuti i diritti del popolo palestinese e lacrime inascoltate continueranno a scendere sui volti delle donne di Gaza.