martedì 24 dicembre 2013

Mohammed Abu Sbeikha, 6 anni, e Belal Abu Sbeikha, 4 anni


Oggi 24 dicembre 2013 le forze militari israeliane hanno eseguito una serie di incursioni aeree e terrestri colpendo diverse località della Striscia di Gaza.

Nel primo pomeriggio un soldato dell'esercito dell'occupazione era stato ucciso da un gruppo della resistenza palestinese ad est di Gaza city. Le autorità israeliane hanno dichiarato che avrebbero risposto duramente contro Gaza. Poco dopo un civile palestinese è rimasto ferito dal fuoco dell'esercito israeliano in Beit Lahia, nel nord della Striscia. Gli edifici governativi sono stati immediatamente evacuati. 

Bisogna anche ricordare ai media ed a coloro che affermano "che tutto è iniziato dell'uccisione di questo soldato"  che venerdì un giovane civile palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane con un proiettile alla testa mentre raccoglieva materiale da una discarica, un omicidio orribile che non trova giustificazioni. E' inevitabile che una risposta palestinese sarebbe arrivata.

Nel pomeriggio di oggi un susseguirsi di attacchi ed incursioni dell'esercito israeliano su tutta la Striscia di Gaza. Poco dopo l'uccisione del soldato, media israeliani avevano riportato di aver ucciso un palestinese lungo il confine a nord della Striscia di Gaza, e successivamente anche fonti locali palestinesi hanno creduto ci fosse un martire palestinese. In realtà, abbiamo successivamente saputo che l'esercito israeliano aveva sparato su una grande tartaruga terrestre che stava muovendosi lentamente lungo il confine. La sua stazza grossa e lo spargimento di sangue dopo il missile israeliano aveva portato alcuni a parlare dell'esistenza di un martire. E' chiaro che l'esercito dell'occupazione colpisce qualsiasi cosa in movimento lungo il confine.
La tartaruga gigante era di una razza rara. Anche gli animali sono vittime della violenza dell'occupazione.

Il bollettino riporta di una bambina di 3 anni morta in un bombardamento su Maghazi, nel centro della Striscia e di un numero impreciso di feriti.

La bambina uccisa dal bombardamento si chiama Hala Ahmed Abu Sbeikha ed aveva 3 anni. Diversi membri della sua famiglia sono rimasti feriti, tra cui due bambini, Mohammed Abu Sbeikha, 6 anni, e Belal Abu Sbeikha, 4 anni.
Siamo andati all' Aqsa Martyrs hospital, dove erano ricoverati i membri della famiglia Abu Sbeikha. 
Nell'obitorio, il viso della piccola Hala è macchiato di sangue.
Nell'ospedale abbiamo incontrato gli altri membri della famiglia. Busaina Abu Sbeikha, 27 anni, ed i due bambini feriti.
Riporto qui quanto ci ha riferito una delle zie: "Ero andata a far loro visita ed eravamo seduti al primo piano dell'abitazione. Due bombe a pochi secondi l'una dall'altra. Erano circa lr 15.30-16.00. Dopo la seconda bomba, siamo saliti al secondo piano dove c'erano i nostri bambini, circa 10. Li' c'erano anche Busaina con i suoi bambini, stava aiutando loro a studiare. Abbiamo trovato una bambina morta. Poi abbiamo lasciato la casa, ed una terza bomba ha colpito l'edificio di due piani quasi completamente distruggendolo. Anche le case nelle vicinanze sono state danneggiate dal bombardamento". 
Le donne della famiglia ci hanno riferito che è la prima volta che la loro casa di due piani, in cui vivono 30 persone, è stata colpita. "Ma, neppure durante le due guerre, ci channo colpiti o ci hanno chiesto di evacuare", ci hanno detto. La loro abitazione si trova a circa 700 metri dal confine ad est di Maghazi, in una zona chiamata "Beheiri", nell'area centrale della Striscia di Gaza. Si tratta di un'area molto tranquilla.
"Gli israeliani hanno dichiarato di aver colpito un sito della resistenza palestinese, ma non è vero", ci hanno detto le signore. In effetti, nella zona non ci sono siti della resistenza. L'area, vicina al confine, è monitorata da Israele. 
Busaina Abu Sbeikha ha subito un intervento chirurgico, aveva frammenti di esplosivo su gran parte del corpo. I suoi bambini Mohammed e Belal erano stesi su un letto nella stessa stanza d'ospedale. Mohammed quasi dormiva, addormentato dagli antidolorifici, mentre Belal aveva gli occhi sgranati. Non una reazione quando ho accarezzato il suo viso ed i suoi capelli, come se davanti ai suoi occhi stesse ancora rivivendo il bombardamento. Entrambi i bambini sono rimasti feriti da frammenti di esplosivo.
All' Aqsa Martyrs hospital sono arrivati in tutto 9 civili feriti questa sera, oltre alla bambina morta. 

Hala Ahmed Abu Sbeikha, 3 anni

Hala Ahmed Abu Sbeikha, 3 anni


Busaina Abu Sbeikha, 27 anni


Mohammed (6 anni) e Belal (4 anni) Abu Sbeikha


Tengo a far notare ai media italiani che questa sera hanno riportato dell'attacco israeliano come risposta all'uccisione del soldato, che questo modo di raccontare i fatti è profondamente scorretto, in quanto precedentemente, venerdi', l'esercito israeliano aveva ucciso un civile palestinese. 

Inoltre, quanto vale la vita delle palestinesi? Violazioni, aggressioni, attacchi, da parte delle forze israeliane di occupazione sono all'ordine del giorno.

domenica 22 dicembre 2013

Nel primo pomeriggio di venerdì 20 dicembre 2013, le forze israeliane di occupazione hanno ucciso un ragazzo di 27 anni, Odah Jihad Hamad, e ferito suo fratello Raddad, di 22 anni, a nord di Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Il Palestinian Center for Human Rights riporta che le forze israeliane  hanno aperto il fuoco direttamente sui due civili nonostante fosse chiaro che i due stessero raccogliendo acciaio e plastica dalla discarica vicino la barriera di separazione. Raddad ha riportato al Pchr che era andato alla discarica con suo fratello Odah verso le 12.00. Verso le 15.30, le forze israeliane hanno aperto il fuoco ed un proiettile ha colpito Odah alla testa. Raddad, ha detto di aver cercato di raggiungere suo fratello ma le forze israeliane hanno sparato ferendolo alla mano destra. E' scappato ed ha cercato di chiamare la Palestine Red Crescent Society per chiedere un'ambulanza. L'ambulanza è arrivata con ritardo solo alle 16.15 quando ha ottenuto il coordinamento attraverso della Croce Rossa Internazionale. Odah è stato trasportato al Beit Hanoun hospital dove è morto poco dopo. 

Inoltre, sempre nel pomeriggio, due ragazzi palestinesi sono stati feriti dal fuoco dell' esercito israeliano vicino il cimitero ad est di Jabalia, a nord di Gaza city.  I tre feriti, Mohammad Hammouda Ayoub (23 anni), Dya Ahmad Al Natour (17 anni), e Ali Hasan Khalil (20) ,  sono stati trasportati al Kamal Odwan hospital.

Mohammad Hammouda Ayoub, 23 anni

Mohammed lavora in un negozio che vende carbone nei pressi del cimitero ad est di Jabalya, a nord della Striscia di Gaza. Mohammed ci ha raccontanto che, terminato il suo turno di lavoro, verso le 11.30, si stava allontanando quando ha visto un gruppo di ragazzi avvicinarsi al suo negozio. Ha chiesto loro di andare via, poi i soldati hanno iniziato a sparare. Questo posto si trova accanto al confine, e, soprattutto il venerdì, i ragazzi si recano lì per lanciare pietre contro i soldati. Le forze militari israeliane senza esitazione iniziano a sparare. Giovani palestinesi rimangono feriti così ogni settimana o ogni due settimane in questa zona.
Mohammed è stato colpito da un proiettile alla gamba destra. I ragazzi sono scappati. Mohammed è rimasto a terra 15 minuti prima che qualcuno arrivasse ad aiutarlo. L'ambulanza non poteva raggiungere il posto, un ragazzo in moticicletta ha preso Mohammed e l'ha trasportato all'ambulanza che aspettava vicino la moschea Abu Baker. Il negozio dove lavora Mohammed dista circa 600 mt dalla barriera di separazione. Mohammed pensa che gli spari provenivano da una delle torri di controllo poste lungo il confine, all'interno delle quali ci sono mitragliatrici automatiche.
Mohammed ci ha mostrato il proiettile che i dottori hanno estratto dalla sua gamba, si tratta di un proiettile 250mm. Il proiettile ha causato una frattura e si era spostato all'interno dell'arto. 
I dottori hanno posto un fissatore esterno. Dovrà tenerlo per 6 mesi.
La famiglia di Mohammed, del campo rifugiati di Jabalia, è composta da 11 persone. Mohammed è l'unico  membro della famiglia che ha un lavoro stabile. Suo padre lavora saltuariamente. Mohammed guadagnava 30 shekels al giorno (circa 6 euro). Ci ha detto che, a causa della mancanza di lavoro, sarebbe disposto ad accettare qualsiasi paga.
Gli altri due ragazzi rimasti feriti hanno riportato ferite minori agli arti inferiori e sono stati rilasciati dall'ospedale. 

Foto del proiettile estratto dall'arto di Mohammed


Inoltre, sempre nel pomeriggio, due ragazzi sono stati feriti ad est del villaggio di Khuza'a, a sud della Striscia di Gaza. I due feriti, Omar Sobh Qudaih, 21 anni, e Abd Halim Alnaqa, 23 anni, sono stati trasportati all' European hospital. Omar ci ha detto che verso le 14.30 stavano raccogliendo fave a circa 500 metri di distanza dalla barriera di separazione. Il proiettile non è entrato, ha colpito la sua gamba di striscio. Ha bisogno di antibiotici e necessita di cambiare le fasciature. 

la ferita di Omar Sobh Qudaih


Il giorno successivo, sabato mattina, alle 7.30 circa, soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro contadini e lavoratori vicino il confine in Khuza'a, a sud della Striscia di Gaza. Un contadino è stato ferito alla gamba, Ismael Al Najjar, 21 anni. Eravamo appena arrivati sul posto per svolgere la quotidiana attività di interposizione quando abbiamo trovato l'ambulanza che stava andando  a recuperare Ismael.
Ismail pensa che i proiettili siano stati sparati dalle torri di controllo. Ismail ci ha detto che si trovava con altri due lavoratori a circa 600 mt dal confine e che stava camminando verso il suo allevamento di polli. Il proiettile ha colpito la sua gamba di striscio. Un infermiere ci ha detto che le sue condizioni sono stabili.

Domenica mattina in un gruppo di internazionali abbiamo accompagnato i contadini nelle loro terre in Khuza'a, nel sud della Striscia di Gaza. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro di noi ed i contadini che stavano arando la terra con due trattori.
Qui un video:




Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza. Otto civili sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dalla fine dell'offensiva militare "Pilastro di Difesa" e più di 130 sono i civili feriti.
Questi attacchi contro la popolazione civile di Gaza continuano ad avvenire nel silenzio internazionale.


domenica 15 dicembre 2013

Mohammed Rafiq El Shanbary, 17 anni


Questa mattina un giovane palestinese è rimasto ferito dal fuoco israeliano in Beit Lahia, a nord della Striscia di Gaza. 

Mohammed El Shanbary, 17 anni, stava raccogliendo patate in un terreno agricolo in Beit Lahia, a nord della Striscia di Gaza. "Sono andato a lavoro alle 9.00 del mattino, dopo circa 30 minuti i soldati hanno iniziato a sparare", ci ha raccontato Mohammed. 
Mohammed si trovava con un altro lavoratore ed il proprietario del terreno, a circa 500 mt di distanza dal muro che separa la Striscia di Gaza dai territori che Israele ha occupato nel 1948, tra Beit Lahia ed il villagio beduino. 
Mohammed e suo padre Rafiq pensano che i proiettili siano stati sparati dalle torri di controllo disposte lungo il confine, all'interno di cui si trovano mitragliatrici automatiche. 
Un proiettile ha ferito Mohammed alla tibia sinistra. Mohammed ha perso i sensi, il proprietario del terreno ha chiamato suo padre chiedendo di chiamare un'ambulanza. L'ambulanza ha trasportato Mohammed al Kamal Odwan hospital.

Il proiettile è entrato ed uscito dalla tibia provocando una frattura. Mohammed sarebbe stato poi operato mezz'ora dopo la nostra visita. Il dottore ci ha detto che avrebbero inserito un fissaggio in platino all'interno della gamba. 

Mohammed aveva iniziato a lavorare nei campi un mese fa. Il lavoro dipende dalle stagioni del raccolto.
Suo padre non ha un lavoro stabile, quindi Mohammed ed il suo fratello maggiore di 21 anni lavorano per aiutare l'intera famiglia composta da 10 persone. 
Mohammed può guadagnare dai 25 ai 40 shekels giornalieri, dipende da quante casse di patate raccoglie. Per una cassa di patate guadagna 2 shekels. 

"Prima sparavano solo per spaventarci, non direttamente sui nostri corpi", ci ha detto Mohammed.
"Noi lavoriamo solo per poter comprare il pane per la nostra famiglia, e loro ci colpiscono", ci ha detto suo padre Rafiq.

Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza. Sette civili sono stati uccisi dalla fine dell'offensiva militare "Pilastro di Difesa" e più di 130 sono i civili feriti.
Questi attacchi contro la popolazione civile di Gaza continuano ad avvenire nel silenzio internazionale.


Radiografie su cui appare la frattura alla tibia 



domenica 24 novembre 2013

Mohammed Adel Afana, 22 anni

Venerdì pomeriggio Mohammed Adel Afana, 22 anni, è rimasto ferito dal fuoco dell' esercito israeliano ad est del campo rifugiati di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza. 
Mohammed era andato sul posto con alcuni amici. Ogni venerdì molti palestinesi hanno l'abitudine di andare nel cimitero che si trova lungo il confine, a circa 300 metri dalla barriera di separazione che separa Gaza dal territorio che Israele ha occupato nel 1948. 
Erano circa le 15.30-16.00. Alcuni ragazzi hanno iniziato a lanciare pietre contro i soldati, ed anche Mohammed si era unito a loro.
Mohammed, in ospedale, ci ha detto che c'erano tre jeeps israeliane ed una decina di soldati.

Un soldato ha sparato alla sua coscia destra, il proiettile è entrato ed uscito, ma ha tagliato i nervi interni e lasciato numerosi frammenti all'interno dell'arto.

I ragazzi che erano con Mohammed hanno chiamato un'ambulanza, che ha trasportato Mohammed al Kamal Odwan hospital, in Jabalia. Successivamente Mohammed è stato trasferito al Beit Hanoun hospital per essere operato. I dottori hanno rimosso i frammenti di esplosivo dalla sua gamba e pulito la ferita, tuttora aperta. Probabilmente Mohammed avrà bisogno di un'altra operazione chirurgica, poiché i nervi sono tagliati. 
Prima che lasciassimo l'ospedale, Mohammed è stato trasferito al Kamal Odwan hospital.
Mohammed è un ragazzo come tanti, lavora in un panificio e la sua famiglia è composta da 10 persone.

Quasi due anni fa, Mohammed era stato già ferito, nel Land Day durante la Global March to Jerusalem, al confine di Erez. Era il 30 marzo 2012, a Gaza una giornata sanguinosa. Senza esitazione, i soldati israeliani avevano mirato e sparato alle braccia ed alle gambe dei giovani manifestanti. I feriti si susseguivano. 
Un ragazzo era stato ucciso, con un proiettile al petto, Mahmoud Zaqout, 19 anni. 
Mohammed ci ha detto che i soldati quel giorno avevano sparato alla sua coscia destra, nello stesso punto dove è rimasto ferito venerdi.
Inoltre, uno dei  fratelli di Mohammed era rimasto ferito durante Piombo Fuso nel 2008-2009 e la sua gamba è stata amputata. 

"Tutte le ferite da arma da fuoco causate dall'esercito israeliano sono in aree sensibili del corpo. Ho esperienza di 17 anni in chirurgia in molti ospedali. La maggior parte delle ferite sono alla testa, al petto, ai nervi, alle gambe. Piu' del 95% dei feriti non ha speranza di guarire, nemmeno all'estero", ci ha detto il dott. Fayez al-Barrawi  del Beit Hanoun hospital. Riguardo la ferita riportata da Mohammed, ci ah detto "non ci sono molte speranza di recupero, è  difficile riconnettere i nervi e riportare la situazione come era in precedenza".

Nella stessa stanza in cui era ricoverato Mohammed, c'era il secondo ferito, Hamada Suleiman al-Barrawi di soli 15 anni. Hamada si lamentava per il dolore, nonostante la somministrazione di analgesici. 
Hamada era nello stesso posto in cui si trovava Mohammed Adel Afana. Aveva visto Mohammed ferito ed ha avuto una crisi isterica. Ha iniziato a correre senza una meta precisa, ed è caduto. La caduta gli ha provocato la frattura delle ossa del braccio destro e di alcune vene. 
E' stato già sottoposto ad un intervento chirurgico e ne dovrà affrontare un altro. 
Hamada ha una storia tragica alle spalle, suo cugino, Bilal al-Barrawi, di 20 anni, era stato ucciso dalle forze israeliane a novembre, durante l'Operazione "Pilastro di Difesa".
Hamada aveva visto il suo corpo, e da quel momento, quando vede un ferito, ha una reazione isterica, non controlla i movimenti e la sua memoria ne è colpita. Anche il suo caso è difficile, a causa della rottura delle vene. 

Mohammed Adel Afana, 22 anni


Hamada Suleiman al-Barrawi, 15 anni, con sua madre accanto


Hamada Suleiman al-Barrawi, 15 anni


Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza. Sette civili sono stati uccisi dalla fine dell'offensiva militare "Pilastro di Difesa" e più di 130 sono i civili feriti.
Questi attacchi contro la popolazione civile di Gaza continuano ad avvenire nel silenzio internazionale.







mercoledì 20 novembre 2013

Ammar Asad al-Sultan, 19 anni, e Mohsen Zayed, 25 anni


Domenica 17 novembre due pescatori palestinesi sono stati arrestati dalla marina militare israeliana nelle acque di Gaza e la loro barca è stata confiscata.

I due pescatori, Ammar Asad al-Sultan, 19 anni, e Mohsen Zayed, 25 anni, stavano pescando su una piccola imbarcazione, tipo "hasaka", sprovvista di motore a circa 1 miglio dalla costa di Soudania, nel nord della Striscia di Gaza. I due sono stati rilasciati dalle autorità israeliane verso le 3 del mattino del giorno successivo.

Siamo andati a trovare i due pescatori presso l'abitazione di Ammar, in un'area chiamata Salatin, a nord di Gaza. 
"Siamo andati a pescare verso le 17.00. Verso le 18.30, una nave della marina militare israeliana si è avvicinata alla nostra barca ed i soldati hanno aperto il fuoco sull'acqua. Abbiamo cercato di tirare su velocemente le nostre reti per scappare, ma non ci siamo riusciti", ci ha detto Ammar. 
I due pescatori infatti, essendo su una barca senza motore, non potevano scappare.
"Ho 25 anni, e non ho mai vissuto qualcosa di così terrificante nella mia vita. Temevo di perdere la mia vita", ha detto Mohsen.
I soldati israeliani hanno chiesto ai due pescatori di spogliarsi e di tuffarsi in acqua. "Faceva molto freddo, si gelava. Hanno chiesto di tuffarci in acqua singolarmente e di nuotare per 30 metri fino a raggiungere la nave israeliana", ci ha detto Ammar.
A bordo della nave israeliana, i soldati hanno ammanettato i pescatori alle mani ed ai piedi alla parte anteriore della nave, ed hanno coperto loro il capo. Un soldato ha chiesto loro i nomi. La nave si è diretta verso sud ed è poi tornata indietro e dopo circa 1 ora e 40 ha raggiunto il porto israeliano di Ashdod.
"In Ashdod due soldati ci hanno presi e trasportati in una piccola stanza, ci hanno tolto le manette. Poi un dottore dell'esercito ha controllato la nostra salute, la pressione del sangue e la temperatura. Poi ci hanno tenuti ammanettati di nuovo per circa 30 minuti in una stanza, poi ci hanno separati e ci hanno interrogati singolarmente. Mi hanno sbendato e tolto le manette, poi mi hanno chiesto della mia famiglia, del mio lavoro, di ogni cosa della mia vita privata, di quanti bambini avessi. Poi un investigatore mi ha chiesto se seguissi un partito politico in Gaza. Mi ha chiesto quanti fratelli avessi. Otto, ho risposto. E mi ha detto 'Sei un bugiardo', 'Non lo sono" ho detto, e lui mi ha insultato e mi ha detto "Tu hai nove fratelli". Io gli ho detto che uno dei miei fratelli è morto quando aveva 5 anni, per questo non l'avevo contato", ci ha raccontato Mohsen. Gli jnterrogatori israeliani sono sempre rudi, umilianti, talvolta violenti.
Dopo l'interrogatorio, i soldati hanno coperto nuovamente loro il capo, li hanno ammanettati, e li hanno trasportati in un'altra stanza. Ammar ci ha raccontato che un soldato gli ha chiesto di spogliarsi e ha controllato il suo corpo con un dispositivo capace di controllare se una persona fa uso di armi da fuoco. Come una sorta di naso capace di sentire la presenza di agenti chimici o polvere da sparo.
"L'investigatore, il cui nome era Jamal, mi ha chiesto il motivo per cui stavo pescando nell'area non consentita. Poi mi ha mostrato una mappa di carta, dove mi ha chiesto di indicare la mia abitazione, mi ha chiesto dei miei fratelli, del loro lavoro. Ho risposto che uno dei miei fratelli è pescatore, un altro è contadino. L'investigatore mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che lavora per Hamas, e mi ha detto 'Uno dei tuoi fratelli lavora per Hamas. Noi seguiamo ogni giorno i suoi passi'. Io gli ho risposto che non lo so, e che mio fratello non lavora per Hamas. L'investigatore allora mi ha detto 'Io so tutto ciò che accade in Gaza, noi vi guardiamo. Voi potreste essere attaccati da noi, perché tuo fratello lavora con un'organizzazione terroristica'. Poi mi ha detto di riferire a mio fratello di star lontano da certe persone e che tutta la famiglia sarà in pericolo se non sarà lontano da loro. L'investigatore mi ripeteva le stesse cose 10 volte. Poi mi hanno ammanettato", ci ha detto Ammar.

I due pescatori sono poi stati trasportati ad Erez e rilasciati. 

Le famiglie di questi pescatori dipendono dalla pesca. Senza barca, non hanno altri mezzi di sussitenza.
Il padre di Ammar ci ha detto che è la terza volta che perde le reti. Le reti sono state confiscate dai soldati israeliani insieme alla barca, il padre di Ammar si era indebitato per comprarle. E' disoccupato dal 2004, pesca per sopravvivere. 
"Chiedo alla comunità internazionale di permetterci di vivere come le persone nel resto del mondo al di fuori di Gaza. Faccio appello al mondo intero per fermare questi crimini ed aiutare i pescatori di Gaza, soprattutto i pescatori del nord della Striscia di Gaza. Abbiamo figli che hanno bisogno di vestiti, scarpe, i bambini non conoscono i problemi, non comprendono perché non possono avere ciò di cui hanno bisogno. Ora sta arrivando l'inverno e non ho soldi per comprare nuovi vestiti", ci ha detto il padre di Ammar.

E' il secondo attacco israeliano nei confronti dei pescatori palestinesi a distanza di una settimana. Ed è il secondo attacco consecutivo contro pescatori su una imbarcazione senza motore a poche miglia (1-2 miglia) dalla costa a nord di Gaza. Sembra quindi che le forze israeliane, attraverso questi arresti contro civili intenti a svolgere il proprio lavoro, vogliano in tutti i modi impedire ai pescatori di accedere alle acque a nord della Striscia di Gaza. Il limite reale imposto da Israele sulle acque a nord di Gaza non è di 6 miglia nautiche dalla costa ma di 1-2 miglia nautiche. 



Background
Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.



giovedì 14 novembre 2013

Abdullah Abu Mneifi, 25 anni

Mercoledì 13 novembre un palestinese è rimasto ferito dal fuoco delle forze militari israeliane vicino il campo rifugiati di Maghazi, al centro della Striscia di Gaza. 

Abdullah Abu Mneifi, 25 anni, stava lavorando in un terreno agricolo con altri tre contadini a circa 600 metri dalla barriera di separazione.

Siamo andati a visitare Abdullah all'ospedale Shifa. Nella stanza in cui era ricoverato, vi erano alcuni zii ed un contadino presente al momento dell'aggressione militare.
Abdullah è un lavoratore che guadagna 30 Nis al giorno dal lavoro nei campi. 
I lavoratori sono abitutati a sentire gli spari, la presenza militare israeliana è costante nelle aree lungo il confine. 
Il testimone ci ha detto che hanno sentito improvvisamente tre spari, ed Abdullah è rimasto ferito alla spalla destra. Un altro proiettile era arrivato vicino i piedi. Erano circa le 14.50.
I contadini hanno trasportato Abdullah per circa 1 km prima di raggiungere la prima ambulanza che lo ha trasportato all' Aqsa Martyrs hospital in Deir El Balah.
Il testimone ci ha detto che non avevano visto soldati israeliani. C'erano veicoli militari muoversi. 

Nella stessa giornata, in Deir El Balah, un altro contadino è stato ferito dal fuoco israeliano alla gamba, è membro della famiglia Abu Daher ed è stato ricoverato all'Aqsa Martyrs hospital.

Abdullah è sposato ed ha due figli. Il lavoro nei campi rappresenta per lui l'unica fonte di sussistenza. 

Il proiettile è entrato ed uscito dalla spalla di Abdullah. Deve essere sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico in quanto il proiettile ha causato la rottura di un nervo.

Rimarremo in contatto con la sua famiglia per essere aggiornati sulle sue condizioni.

Continuiamo a far sentire le voci di queste vittime nel silenzio internazionale. 

Dall'inizio del cessate il fuoco dopo l'offensiva militare israeliana "Pilastro di Difesa" nel mese di novembre 2012, le forze israeliane hanno ucciso 7 civili palestinesi e ferito almeno 130 persone nelle aree lungo il confine. Eppure, secondo quegli accordi, le forze israeliane avrebbero dovuto cessare gli attacchi aerei, via terra e via mare.
Un numero che sarà probabilmente destinato presto a salire quello dei feriti nelle terre lungo il confine, quando inizierà nuovamente la stagione della semina e molti contadini lavoreranno nelle loro terre agricole, terre che costituiscono per queste famiglie l'unica fonte di sussistenza.


Abdullah Abu Mneifi, 25 anni


report ospedaliero










mercoledì 13 novembre 2013

13 Novembre 2013 - La marina militare israeliana oggi è entrata nelle acque di Gaza fino a raggiungere il porto.
E' un atto gravissimo.
Nessun media ha riportato la notizia né fotografato o filmato.
Le uniche foto esistenti sono quelle che ho scattato. 
Ne pubblico qui alcune









martedì 12 novembre 2013

Mahmoud Abu Warda e Saddam Abu Warda



Domenica mattina 10 novembre, i due fratelli Saddam Abu Warda (23 anni) e Mahmoud Abu Warda (18 anni), sono stati arrestati dalla marina militare israeliana  nelle acque di Gaza e rilasciati in tarda serata. Mahmoud è rimasto ferito da un proiettile sul lato destro dell'addome. 

Siamo andati a trovare i due giovani pescatori nella loro abitazione nella città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. 
In mancanza di elettricità, la casa era al buio, come la maggior parte delle abitazioni della Striscia di Gaza soffocata dall'assedio e dalla grave crisi di carburante. E l'acqua, in manca di elettricità, non poteva raggiungere l'abitazione.

"Abbiamo lanciato le reti in mare ad una distanza di circa 400 metri dalla zona marittima vietata ed eravamo lontani dalle navi militari israliane", ha iniziato a raccontare Saddam.  I due pescatori stavano pescando su una piccola imbarcazione "hasaka" senza motore. 
Saddam ci ha riferito che una nave militare israeliana si è avvicinata ed i soldati hanno iniziato a gridare di andar va in meno di 5 minuti. "Abbiamo dovuto tagliare le nostre reti per scappare, i soldati della marina si erano avvicinati molto ed avevano iniziato a sparare contro la nostra barca", ha proseguito Saddam. 
I due pescatori, sulla barca senza motore, non erano in grado scappare. I soldati della marina militare israeliana hanno chiesto ai due pescatori di spogliarsi e di tuffarsi in acqua e nel frattempo continuavano ad aprire il fuoco. "Ero scioccato, non riuscivo a muovermi, continuavano a sparare e pensavo che 
sarei stato ucciso", ci ha detto Saddam. 
Mentre ascoltavamo la testimonianza di Saddam, caccia F-16 volavano a quota bassa sopra le nostre teste come una minaccia costante nell'oscurità.
"Ho gridato chiedendo ai soldati di smettere di sparare e di salvare le nostre vite", ha detto Saddam. 
Secondo il suo racconto, un'altra nave militare israeliana ha raggiunto poi la loro piccola barca ed ha attaccato i pescatori con cannonate di acqua. I due pescatori si sono tuffati in acqua. "Tre navi militari israeliane erano attorno a noi, la nostra barca era diventata ormai distante, e l'acqua era fredda", ha continuato a raccontare Saddam. Saddam ci ha detto che i soldati hanno chiesto loro di nuotare fino alla zona marittima non consentita, ovvero oltre le 6 miglia nautiche
"Ero spaventato, mio fratello era distante da me ed i soldati continuavano a sparare, era stato ferito, non poteva nuotare. L'ho raggiunto per salvarlo, il suo sangue nel mare. Due gommoni israeliani ci hanno raggiunti, i soldati hanno preso mio fratello Mahmoud ed hanno chiuso la sua ferita per fermare l'emorragia. Non hanno preso anche me, mi hanno lasciato in acqua. Mi hanno chiesto di nuotare fino a raggiungere l'indicatore che delimita la zona marittima consentita, poi mi hanno preso. Mi hanno incappucciato, non potevo vedere più nulla. Hanno puntato un'arma alla mia testa ed hanno ammanettato le mie mani ed i miei piedi. Mi hanno colpito con dei calci alla schiena. Poi ho perso i sensi per circa un'ora, non ricordo più nulla", ha continuato a raccontare Saddam. I due pescatori sono stati trasportati in Israele in un centro medico nel porto di Ashdod. "Quando mi sono svegliato ho visto mio fratello accanto a me. Due soldati poi mi hanno portato in una stanza speciale e mi hanno interrogato. Gli investigatori mi hanno chiesto perché stavamo pescando nell'area marittima non consentita. Ho risposto loro che ci trovavamo a 500 metri di distanza dall'area non consentita e che i soldati ci hanno forzati a nuotare fino a raggiungere l'area non consentita. Un investigatore mi ha chiesto se mio fratello non fosse stato ferito dai soldati israeliani, mi ha chiesto come fosse rimasto ferito. Io gli ho risposto che mio fratello era stato ferito dai soldati, ma l'investigatore cercava di convincermi che Mahmoud non era stato ferito dai soldati.  Io allora gli ho detto che tre navi israeliane spravano sopra le nostre teste e che il sangue di mio fratello era ovunque nel mare!". Il racconto di Saddam è straziante, e lui era emotivamente provato da questa esperienza. 
Gli investigatori hanno poi mostrato a Saddam una mappa su un laptop che mostrava che la loro barca si trovava nell'area marittima non consentita. Gli investigatori hanno interrogato i due pescatori individualmente. Dopo gli interrogatori, i due fratelli sono stati trattenuti in un'altra stanza, ed a fine giornata sono stati trasferiti ad Erez, dove sono stati sottoposti ad un altro interrogatorio. "Mi hanno chiesto della mia famiglia, dei miei vicini di casa, dei pescatori, e di ogni dettaglio della mia vita. Poi mi hanno mostrato una mappa e mi hanno chiesto informazioni di ogni casa attorno alla mia abitazione, mi hanno chiesto quante barche avessi e mi hanno detto che se torno a pescare nell'area non consentita mi arresteranno di nuovo", ci ha raccontanto Saddam. 
Nel porto israeliano di Ashdod ora ci sono 3 barche appartenenti alla famiglia di Saddam. In passato infatti altri membri della famiglia erano stati arrestati. 
Ora non hanno più una barca con cui andare a pescare.
Dopo l'interrogatorio, i pescatori sono stati trattenuti due ore in una stanza prima di essere rilasciati attraverso il valico di Erez in tarda serata.

La famiglia di Saddam, composta da 15 membri, sopravvive con la pesca. Anche gli altri 8 fratelli sono pescatori. Non hanno altre fonti di reddito, e non credono che avranno indietro la loro barca.
Mahmoud ci ha mostrato la ferita sulla parte destra dell'addome. Il proiettile miracolosamente non è  entrato all'interno del corpo ma l'ha sfiorato. I dottori nel centro medico di Ashdod hanno chiuso la sua ferita con due punti. 
Anche Mahmoud ci ha riferito del maltrattamento verbale e fisico da parte dei soldati israeliani.
Gli abbiamo chiesto se tornerà a pescare. "Certo, non abbiamo altra scelta, dobbiamo affrontare il pericolo".
Ciò che questi pescatori guardagnano permette loro solo di sopravvivere. A volte tornano a casa senza alcun guadagno. 
A volte, ciò che questi pescatori guadagnano copre solo le spese del carburante.

I pescatori ci hanno detto che vorrebbero un maggior supporto da parte delle associazioni internazionali, soprattutto nel nord della Striscia di Gaza. Qui, dove gli attacchi sono più frequenti, la maggior parte dei pescatori hanno perso le proprie barche. 

Noi continuiamo a sperare che un giorno la comunità internazionale rompa il silenzio affinché Israele smetta di attaccare i pescatori di Gaza e rilasci tutte le barche confiscate.


i due fratelli Mahmoud Abu Warda e Saddam Abu Warda

la ferita di Mahmoud Abu Warda


Background 

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.

martedì 29 ottobre 2013

Il grande cratere causato dalla bomba lanciata dal caccia F-16



Lunedì 28 ottobre l'aviazione militare israeliana ha bombardato un terreno agricolo a nord di Gaza city. 
L'attacco aereo è avvenuto alle 9.25 di mattina. Un caccia F-16 ha bombardato un terreno colmo di aberi di olivo sulla strada Mukhabarat, vicino Soudanya, a nord di Gaza city. 

Attorno al terreno vi sono abitazioni ed una scuola primaria femminile.
Il bombardamento ha creato un'enorme voragine. Il terreno appartiene alla famiglia Shohaber, che dagli alberi di olivo produce olio. La famiglia Shohaber è proprietaria anche di una compagnia di trucks che traportanto materiali dal valico di Karem Shalom a Gaza, quindi si tratta di una famiglia conosciuta.

Hazem Shohaber, proprietario del terreno, mi ha detto che anche la sua abitazione è stata danneggiata. L'abitazione è nuova, la sua famiglia vive lì da soli 3 mesi. "Ero seduto dietro il muro che recinge il terreno quando è avvenuto il bombardamento, sono rimasto scioccato, non ero capace di fare nulla. Grazie a Dio i miei bambini non si trovavano nella terra ma erano a scuola, di solito usano giocare qui", ha detto Hazem.

Le finestre della sua abitazione sono crollate, come anche quelle di abitazioni adiacenti.
A pochi metri di distanza dal terreno bombardato c'è una scuola primaria femminile. 
"Le bambine erano in classe, sono scappate, la situazione era terribile. Gli insegnanti non potevano calmarle, sono arrivate le ambulanze, tutti temevano che le bambine fossero morte nell'esplosione", ha continuato a raccontarci Hazem.

Sono salita a casa della famiglia Shohaber. Hazem ha tre figli grandi e tre bambine che erano nella scuola al momento del bombardamento. Hazem ha voluto mostrarci le lesioni sulle pareti della sua abitazione causate dall'esplosione. Tutti i vetri delle finestre sono crollati. 
Sua moglie ci ha offerto una tazza di caffè. L'accoglienza palestinese non viene mai a mancare neanche nelle situazioni più tragiche.
Una delle bambine, Farah, 6 anni, aveva timore di farsi vedere, appariva scioccata. 
Dovrà ora sicuramente superare il trauma e lo spavento generato dall'esplosione. Forse, l'esplosione le ha ricordato i terribili giorni dei bombardamenti di novembre durante l'operazione Pilastro di Difesa. Ne soffriamo noi adulti, come i bambini potrebbero restare immuni da certi traumi?
Farah si nascondeva sotto il tavolo. Chissà quanti bambini oggi l'avranno fatto. 


Un resto della bomba ritrovato sul terreno

I vetri rotti di un'abitazione vicina

la scuola elementare accanto al terreno bombardato


i vetri in frantumi dell'abitazione della famiglia Shohaber


Hazem Shohaber mostra le lesioni sulle parteti della sua abitazione





Gli accordi per il cessate il fuoco del 21 novembre 2012 hanno stabilito che le forze militari israeliane devono "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." 
Tuttavia attacchi militari israeliani via terra e via mare si sono susseguiti a partire dal giorno successivo al cessate il fuoco, ed aerei militari israeliani hanno sorvolato costantemente il cielo della Striscia di Gaza.
Il bombardamento avvenuto ieri mattina costituisce un'ulteriore violazione di questi accordi.


venerdì 20 settembre 2013

Saleem El Faseh, 57 anni


Mercoledì 18 settembre un pescatore palestinese è rimasto ferito dal fuoco della marina militare israeliana mentre pescava su un peschereccio davanti alle coste di Gaza.

Saleem El Faseh è un pescatore di 57 anni. L'abbiamo incontrato nell' ospedale Shifa di Gaza city dove è stato ricoverato. Saleem ci ha detto che era andato a pescare verso le 14.30  su un peschereccio a bordo del quale vi erano altri 4 pescatori.Verso le 17.00 una nave della marina militare israeliana ha aperto il fuoco, senza preavviso, direttamente contro la loro imbarcazione. I pescatori si trovavano a circa 6 miglia dalla costa, entro il limite consentito dalle autorità israeliane. I soldati hanno sparato per 5 minuti e due proiettili hanno colpito subito la mano destra di Saleem, di cui uno ha tranciato il mignolo. 

I pescatori sono scappati e si sono diretti verso la costa di Gaza. Hanno chiamato la polizia costiera che ha raggiunto il peschereccio con un hasaka (piccola barca) dal motore più veloce, per trasportare Saleem quanto prima sulla costa. Un' ambulanza lo stava attendendo ed al suo arrivo l'ha trasportato all'ospedale Shifa.

I due proiettili hanno colpito la mano destra di Saleem causando perdita di un mignolo e di parte del tessuto interno.
Alcuni dei suoi parenti ci hanno mostrato una foto scattata con il cellulare in cui si vedono due tagli profondi sul dorso della mano. Saleem è stato sottoposto ad operazione chirurgica attraverso cui è stato impiantato un fissatore interno all'arto. Saleem deve rimanere sotto osservazione, bisogna verificare se il sangue è in grado di raggiungere le altre dita della mano. Un' infezione inoltre lo costringe a prendere antibiotici.

Saleem è sposato ed ha 13 figli, 5 maschi e 6 femmine. E' l'unico pescatore della sua famiglia, che vive nel campo rifugiati di Shati e che non ha altre fonti di reddito se non la pesca. 
"E' da 46 anni che sono pescatore, ho iniziato all'età di 10 anni", ci ha detto Saleem.
"Tornerai a pescare?", gli abbiamo chiesto. "Certo, ho perso solo l'uso di una mano", ci ha detto.
Abbiamo chiesto a Saleem un messaggio da inviare ai  nostri governi ed  alla comunuta internazionale. "Chiedo che ci sostengano, chiedo che sostenagno soprattutto i pescatori", ci ha detto Saleem.

Saleem sorrideva, nonostante tutto. La stanza dell'ospedale era piena di parenti ed amici che ci hanno ringraziati per la visita. La semplicità ed il cuore forte e puro di queste  persone mi commuove ogni volta.
Abbiamo promesso di restare in contatto e di rivederci quando Saleem sarà rilasciato dall'ospedale. 


FOTO. Radiografia: prima dell'operazione e dopo l'operazione





Saleem El Faseh, 57 anni


Foto della mano ferita di Saleem prima dell' operazione: 

 









Background 

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.



domenica 1 settembre 2013


Ibrahim Al-Najjar


Ibrahim Abdullah Al-Najjar, 21 anni, e Ismael Wael Al-Bardaweel, 19 anni, sono stati feriti dal fuoco della marina militare egiziana il 30 agosto mentre pescavano sulle loro hasaka (piccole barche da pesca palestinesi) nelle acque di Rafah, al confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Altri cinque pescatori sono stati arrestati.

I due pescatori feriti sono stati trasferiti all' ospedale Abu Yousef Al-Najjar, in Rafah.

Siamo andati a far loro visita in ospedale. La piccola sala ospedaliera era affollata dai loro parenti.

Yousef al Najjar, 23 anni, fratello di Ibrahim, con lui sulla barca, ci ha raccontato: "Alle 2 del mattino siamo andati a pescare sulla nostra barca con altri tre pescatori".
Sulla loro hasaka c'erano in tutto 5 pescatori, tutti membri della stessa famiglia:
Ibrahim Al-Najjar (21 anni), 
Yousef Al-Najjar (23 anni), 
Odail Al-Najjar (18 anni), 
Jamil Al-Najjar (19 anni), 
Ali Al Najjar (23 anni).

"Verso le 3.30, una nave della marina militare egiziana ci ha attaccati, insieme ad alcuni motoscafi. Ci hanno attaccati ad una distanza di circa 2-3 metri", ci ha detto Yousef. 


La marina militare egiziana ha tentato di arrestare i pescatori che pero' hanno cercato di scappare e di raggiungere la costa. 
I militari egiziani hanno cosi' aperto il fuoco direttamente contro i pescatori, impotenti sulle loro piccole barche non veloci.


I militari egiziani hanno puntato al braccio di Ibrahim, il braccio che stava usando per manovrare la barca per scappare. Ibrahim ha riportato una ferita da arma da fuoco con frattura aperta e comminuta, ovvero l'osso è  rotto in piu' punti, con formazione di piccoli frammenti.
Ibrahim è rimasto ferito anche al suo piede destro e da frammenti di esplosivo.

Ismael Wael Al-Bardaweel si trovava invece con altri tre pescatori, membri della stessa famiglia, a bordo di un'altra barca accanto a quella di Ibrahim. 
A bordo vi erano:
i fratelli Ismael Wael Al-Bardaweel (19 anni),
Mohammed Al-Bardaweel (16 anni),
Abdallah Al-Bardaweel (12 anni),
ed il cugino Mahmoud Al-Bardaweel (11 anni).

Come si nota dalle età, molti di questi pescatori sono minori o addirittura bambini.

I pescatori hanno cercato di scappare al fuoco della marina militare egiziana insieme alla barca della famiglia Al-Najjar.

"Non eravamo lontani dalla costa. Siamo arrivati a poche centinaia di metri dalla costa ed abbiamo passato di pochi metri la linea di confine con le le acque egiziane, in tutto eravamo sei barche", ci hanno raccontato.
Dalla descrizione che ci hanno fatto i pescatori, la marina militare egiziana pare li abbia attaccati alle spalle, entrando dapprima in acque palestinesi per poi sorprenderli ed attaccarli fino a 100 mt  dalla costa. 

Un'altra barca di pescatori e' stata invece raggiunta dalla marina egiziana e cinque pescatori sono stati arrestati.
Abbiamo avuto notizia che i pescatori arrestati sono: Ismail Jamal Basala, Khaled Jamal Basala, Maher Mazen Basala, e Mahmoud Nahedh Basala, Radwan Shallouf. 
Non abbiamo notizie sulla loro detenzione, ma i pescatori che abbiamo visitato ci hanno riferito che i cinque pescatori arrestati dovrebbero essere detenuti in Al-Arish.



Le barche dei due pescatori sono state danneggiate nell'attacco. Le famiglie di entrambi dipendono dalla pesca, entrambe non hanno altre risorse per sopravvivere.

"Non possiamo vivere ora perché le nostre barche sono state danneggiate", ci ha detto Ismael.
Ed Ibrahim ha aggiunto: "Siamo senza difese, non c'è niente che possiamo fare".
"Vorremmo che la marina egiziana ci lasci fare il nostro lavoro", ha concluso Yousef.

Sembra incredibile ora ritrovarsi a riportare di attacchi contro i pescatori palestinesi da parte della marina militare egiziana, quando fino a questo momento era solo la marina militare israeliana ad attaccare, arrestare e ferire i pescatori di Gaza. 
Quanto è avvenuto è di una gravità estrema. Le autorità egiziane, dopo il colpo di stato con cui il 3 luglio è stato destituito Morsi, hanno vietato ai pescatori di Gaza di entrare nelle acque egiziane, ma ciò non dà il diritto a militari egiziani di sparare deliberatamente su civili palestinesi.

I pescatori palestinesi si avvicininano o tentano di entrare in acque egiziane a causa dei limiti imposti dalla autorità israeliane nelle acque di Gaza. Il limite, da 3 miglia è stato esteso a 6 miglia nautiche dalla costa, ma la marina militare israeliana continua ad attaccare i pescatori all'interno di questo limite, nonostante gli accordi con cui si è giunti al cessate il fuoco dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012 affermino che le forze militari israeliane debbano "astenersi dal colpire i residenti nelle aree lungo il confine" e "cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, via terra, via mare e via aria, compreso le incursioni e le uccisioni mirate." Questi accordi non sono stati mai rispettati dall'esercito israeliano. 
Inoltre, all'interno dello spazio marittimo concesso ai pescatori palestinesi non c'è quantita' di pesce sufficiente ed i pescatori di Gaza non possono sostenere le proprie famiglie. 
I pescatori di Gaza devono lavorare all'interno di una vera e propria prigione i cui limiti sono imposti con l'uso delle armi.



Background 
Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.



Ibrahim Al-Najjar

Le radiografie di Ibrahim Al-Najjar:
foto 1: dopo l'operazione
foto 2: prima dell'operazione



Ismael Al-Bardaweel 

La radiografia di Ismael