lunedì 12 novembre 2012

Ahmed Abu Daqqa, 13 anni, ucciso da un proiettile israeliano mentre giocava a pallone

Giovedi pomeriggio, 8 Novembre 2012, l'esercito israeliano ha ucciso un bambino palestinese durante un'incursione nel villaggio di Abassan, ad est di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza.
Verso le 16:30, l'esercito israeliano ha iniziato a sparare indiscriminatamente muovendosi all'interno del villaggio di  Abassan. Ahmed Younis Khader Abu Daqqa, 13 anni, è stato gravemente ferito da un proiettile all'addome. Ahmed stava giocando a calcio con i suoi amici di fronte la sua casa, a circa 1,200 metri di distanza dal posto in cui si trovava l'esercito israeliano.  E' stato trasportato all' European Gaza Hospital in Khan Yunis, ma è morto qualche minuto dopo.

"Devi studiare"
"No, l'esame è tra due giorni, ora voglio andare a giocare"

Ahmed è uscito fuori casa a giocare.
A casa è stato riportato sanguinante sull'uscio di casa. La corsa in ospedale. Ahmed non ce l'ha fatta a rimanere con noi.

Un maledetto giovedì pomeriggio.
I soldati israeliani negli ultimi giorni non smettono di sparare al confine. Quel pomeriggio, però, sembrava calmo.

Ahmed, 13 anni, era nella sua casa in Abassan, villaggio a sud della Striscia di Gaza.
Il calcio era la sua passione. Il Real Madrid la squadra che aveva nel suo piccolo cuore.

Abbiamo incontrato la famiglia di Ahmed nella loro abitazione.
"Prima la casa era piena di chiasso perché c'era Ahmed, ora nella casa c'è il silenzio", ci ha detto suo padre.
Uno dei suoi fratelli invece ci ha detto che Ahmed era un grande tifoso del Real Madrid, guardavano le partite insieme e perfino quando giocavano con la Play Station, Ahmed sceglieva sempre il Real Madrid.
Ahmed amava giocare anche a calcio, ed indossava ogni giorno la maglia del suo calciatore preferito, Özil. Quando la maglia si sporcava, chiedeva a sua madre di lavarla per poi indossarla nuovamente il giorno dopo.
Ahmed indossava quella maglia anche quando è stato ucciso.
La madre ci ha mostrato quella maglia, ancora macchiata del suo sangue.


la maglia che indossava Ahmed quando è stato ucciso 

le scarpette ed il pallone di Ahmed


Un bambino come tanti, che amava giocare a pallone. Ucciso da un esercito che, contro ogni convenzione internazionale, spara su case di civili, terreni agricoli, uccide contadini e bambini. 

Il senso di impotenza davanti al dolore di suo padre e di sua madre mi lasciano solo poche parole, e non posso che stringermi in silenzio al loro dolore.

Concludo questo scritto con le immagini che mi ha lasciato la sua famiglia. Perché non lo si dimentichi. Perché speriamo un giorno sia fatta giustizia. Perché quanto è successo non si ripeta mai più. 
Perchè Ahmed era come uno dei vostri bambini, che era uscito fuori casa a  giocare a pallone. 





























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