lunedì 19 dicembre 2011

Quattro pescatori palestinesi arrestati nelle acque di Gaza

Gli attacchi sui pescatori palestinesi si susseguono qui a Gaza.
Domenica 18 dicembre 2011, quattro pescatori sono stati arrestati dalla marina israeliana nelle acque a nord di Gaza, in area di Sudania, e le loro barche sono state confiscate.
Tre di loro, Hasan Ali Morad, 25 anni, Emad Mostafa Morad, 45 anni ed il figlio Anas Syam, 14 anni, sono stati rilasciati nel tardo pomeriggio della stessa giornata.
Il quarto pescatore, Mahmoud Mostafa Morad, 27 anni, è stato trasportato in un ospedale in Israele.

Andiamo a trovare Hasan, nella sua abitazione in Beach Camp, un campo profughi nella parte settentrionale di Gaza city.
Hasan ha 25 anni, è sposato, ha tre bambini, ed è originario di Jaffa. Lavora come pescatore sin da quando aveva 12 anni ed andava a scuola.

Hasan ci riferisce che mentre pescavano, hanno visto arrivare una nave della marina israeliana. «Abbiamo deciso di tornare indietro  - ci riferisce Hasan - per rimanere lontani dal pericolo. La marina israeliana ha continuato a seguirci, ha iniziato a sparare rompendo il motore delle imbarcazioni e non abbiamo potuto più muoverci.  Ci hanno chiesto di toglierci i vestiti e di tuffarci in acqua».
Hasan ed altri due pescatori si sono quindi buttati in acqua, mentre il quarto, Mahmoud, ha detto ai soldati di soffrire di insufficienza renale e di non poter tuffarsi. I soldati della marina hanno così preso i tre pescatori dall'acqua, hanno bendato i loro occhi e legato le loro mani. La nave si è poi avvicinata all'imbarcazione per prendere Mahmoud. Hasan ci racconta che i soldati l'hanno tirato su violentemente, così Mahmoud, urtando contro la nave, si è fratturato una gamba. E' stato messo su una barella.
Hasan continua: «Eravamo sulla nave israeliana bagnati e senza vestiti, avevamo molto freddo anche perché la nave si muoveva molto velocemente. Quando abbiamo raggiunto il porto di Ashdod intorno alle 9.00 del mattino, ci hanno portato in una stanza insieme al pescatore ferito. Nessuno ha parlato con noi, sono venuti solo a chiederci se volevamo cibo e acqua. Abbiamo cercato di chiedere loro "perché ci avete preso? qual è il motivo di tutto questo?" dicendo anche che non avevamo superato il limite delle tre miglia. Volevamo conoscere il motivo».
Hasan ci racconta in modo veloce l'esperienza recentemente vissuta.
Continua: « Alle 16.00, sono venuti, ci hanno preso e ci hanno trasportato al confine di Eretz. Ci hanno detto che avrebbero trasferito Mahomud in un ospedale per ricevere cure. Così, quando ci hanno portato ad Eretz, ci hanno interrogato chiedendoci informazioni sui membri delle nostre famiglie, sui nostri parenti, sui nostri vicini di casa. Ci è stato anche chiesto "Perché tutti i pescatori palestinesi superano le tre miglia?", ed io ho risposto, "Primo, noi non abbiamo superato le tre miglia. Secondo, i problemi in mare sono iniziati quando avevamo Shalit a Gaza, Shalit ora è a casa sua, perché continuate a crearci questi problemi e questo assedio?" Lui non ha risposto alla mia domanda ».
Secondo Hasan, i soldati, dopo aver arrestato i pescatori, portano le loro barche al di là delle tre miglia e creano filmati per dimostrare e poter poi affermare che le barche si trovavano oltre le tre miglia marine. Hasan continua: «Ci hanno lasciato ad Erez, senza vestiti, senza nemmeno le scarpe, ed hanno preso i soldi che avevamo».
Hasan e gli altri hanno incontrato persone in viaggio verso Gaza che hanno dato loro un passaggio.
Hasan ci riferisce che durante l'interrogatorio gli è stato detto che potevano rivolgersi ad un avvocato per riavere le loro barche.
«Noi non riavremo indietro le nostre barche - aggiunge Hasan - così ora cercheremo un altro lavoro o un'altra barca con cui lavorare e se non la troveremo resteremo a casa senza lavoro».
Hasan ha aggiunto che due settimane fa la marina israeliana ha posto degli indicatori nel mare ad ovest e nord di Gaza, su cui vi sono videocamere. Inoltre ci ha riferito che ad Ashdod gli sono state date delle carte su cui sono segnati i limiti entro cui i pescatori possono muoversi all'interno del mare.
E' stato quindi chiesto loro di consegnare queste carte agli altri pescatori.
Hasan conclude «Quando ci sono gli attivisti internazionali, il pericolo è minore e possiamo prendere maggior quantità di pesce».

Un'immagine mi è passata per la mente. Proprio l'ultima volta che noi internazionali siamo usciti con la barca Oliva per osservare le violazioni dei diritti umani nelle acque di Gaza, ci siamo imbattuti in questi "indicatori".
Indicatori di una prigione a cielo aperto.



                                                          Hasan Ali Morad, 25 anni

un indicatore che segna il limite delle tre miglia marine
(questa foto l'ho scattata dalla barca Oliva)

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