mercoledì 20 novembre 2013

Due pescatori palestinesi arrestati dalla marina militare israeliana

Ammar Asad al-Sultan, 19 anni, e Mohsen Zayed, 25 anni


Domenica 17 novembre due pescatori palestinesi sono stati arrestati dalla marina militare israeliana nelle acque di Gaza e la loro barca è stata confiscata.

I due pescatori, Ammar Asad al-Sultan, 19 anni, e Mohsen Zayed, 25 anni, stavano pescando su una piccola imbarcazione, tipo "hasaka", sprovvista di motore a circa 1 miglio dalla costa di Soudania, nel nord della Striscia di Gaza. I due sono stati rilasciati dalle autorità israeliane verso le 3 del mattino del giorno successivo.

Siamo andati a trovare i due pescatori presso l'abitazione di Ammar, in un'area chiamata Salatin, a nord di Gaza. 
"Siamo andati a pescare verso le 17.00. Verso le 18.30, una nave della marina militare israeliana si è avvicinata alla nostra barca ed i soldati hanno aperto il fuoco sull'acqua. Abbiamo cercato di tirare su velocemente le nostre reti per scappare, ma non ci siamo riusciti", ci ha detto Ammar. 
I due pescatori infatti, essendo su una barca senza motore, non potevano scappare.
"Ho 25 anni, e non ho mai vissuto qualcosa di così terrificante nella mia vita. Temevo di perdere la mia vita", ha detto Mohsen.
I soldati israeliani hanno chiesto ai due pescatori di spogliarsi e di tuffarsi in acqua. "Faceva molto freddo, si gelava. Hanno chiesto di tuffarci in acqua singolarmente e di nuotare per 30 metri fino a raggiungere la nave israeliana", ci ha detto Ammar.
A bordo della nave israeliana, i soldati hanno ammanettato i pescatori alle mani ed ai piedi alla parte anteriore della nave, ed hanno coperto loro il capo. Un soldato ha chiesto loro i nomi. La nave si è diretta verso sud ed è poi tornata indietro e dopo circa 1 ora e 40 ha raggiunto il porto israeliano di Ashdod.
"In Ashdod due soldati ci hanno presi e trasportati in una piccola stanza, ci hanno tolto le manette. Poi un dottore dell'esercito ha controllato la nostra salute, la pressione del sangue e la temperatura. Poi ci hanno tenuti ammanettati di nuovo per circa 30 minuti in una stanza, poi ci hanno separati e ci hanno interrogati singolarmente. Mi hanno sbendato e tolto le manette, poi mi hanno chiesto della mia famiglia, del mio lavoro, di ogni cosa della mia vita privata, di quanti bambini avessi. Poi un investigatore mi ha chiesto se seguissi un partito politico in Gaza. Mi ha chiesto quanti fratelli avessi. Otto, ho risposto. E mi ha detto 'Sei un bugiardo', 'Non lo sono" ho detto, e lui mi ha insultato e mi ha detto "Tu hai nove fratelli". Io gli ho detto che uno dei miei fratelli è morto quando aveva 5 anni, per questo non l'avevo contato", ci ha raccontato Mohsen. Gli jnterrogatori israeliani sono sempre rudi, umilianti, talvolta violenti.
Dopo l'interrogatorio, i soldati hanno coperto nuovamente loro il capo, li hanno ammanettati, e li hanno trasportati in un'altra stanza. Ammar ci ha raccontato che un soldato gli ha chiesto di spogliarsi e ha controllato il suo corpo con un dispositivo capace di controllare se una persona fa uso di armi da fuoco. Come una sorta di naso capace di sentire la presenza di agenti chimici o polvere da sparo.
"L'investigatore, il cui nome era Jamal, mi ha chiesto il motivo per cui stavo pescando nell'area non consentita. Poi mi ha mostrato una mappa di carta, dove mi ha chiesto di indicare la mia abitazione, mi ha chiesto dei miei fratelli, del loro lavoro. Ho risposto che uno dei miei fratelli è pescatore, un altro è contadino. L'investigatore mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che lavora per Hamas, e mi ha detto 'Uno dei tuoi fratelli lavora per Hamas. Noi seguiamo ogni giorno i suoi passi'. Io gli ho risposto che non lo so, e che mio fratello non lavora per Hamas. L'investigatore allora mi ha detto 'Io so tutto ciò che accade in Gaza, noi vi guardiamo. Voi potreste essere attaccati da noi, perché tuo fratello lavora con un'organizzazione terroristica'. Poi mi ha detto di riferire a mio fratello di star lontano da certe persone e che tutta la famiglia sarà in pericolo se non sarà lontano da loro. L'investigatore mi ripeteva le stesse cose 10 volte. Poi mi hanno ammanettato", ci ha detto Ammar.

I due pescatori sono poi stati trasportati ad Erez e rilasciati. 

Le famiglie di questi pescatori dipendono dalla pesca. Senza barca, non hanno altri mezzi di sussitenza.
Il padre di Ammar ci ha detto che è la terza volta che perde le reti. Le reti sono state confiscate dai soldati israeliani insieme alla barca, il padre di Ammar si era indebitato per comprarle. E' disoccupato dal 2004, pesca per sopravvivere. 
"Chiedo alla comunità internazionale di permetterci di vivere come le persone nel resto del mondo al di fuori di Gaza. Faccio appello al mondo intero per fermare questi crimini ed aiutare i pescatori di Gaza, soprattutto i pescatori del nord della Striscia di Gaza. Abbiamo figli che hanno bisogno di vestiti, scarpe, i bambini non conoscono i problemi, non comprendono perché non possono avere ciò di cui hanno bisogno. Ora sta arrivando l'inverno e non ho soldi per comprare nuovi vestiti", ci ha detto il padre di Ammar.

E' il secondo attacco israeliano nei confronti dei pescatori palestinesi a distanza di una settimana. Ed è il secondo attacco consecutivo contro pescatori su una imbarcazione senza motore a poche miglia (1-2 miglia) dalla costa a nord di Gaza. Sembra quindi che le forze israeliane, attraverso questi arresti contro civili intenti a svolgere il proprio lavoro, vogliano in tutti i modi impedire ai pescatori di accedere alle acque a nord della Striscia di Gaza. Il limite reale imposto da Israele sulle acque a nord di Gaza non è di 6 miglia nautiche dalla costa ma di 1-2 miglia nautiche. 



Background
Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.



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