giovedì 19 aprile 2012

L'assedio nel mare. Accompagnando i pescatori di Gaza sotto l'attacco della marina israeliana

Accompagnare i pescatori di Gaza sulle loro imbarcazioni, ponendosi a loro protezione come scudi umani, consente non solo di riportare le violazioni dei diritti umani, ma anche di sentire sulla propria pelle che cosa significa vivere sotto assedio nella Striscia di Gaza.

Dal gennaio 2009, Israele ha unitelarmente imposto un limite di 3 miglia all'interno delle acque di Gaza, che, invece, secondo gli accordi di Jericho del 1994, dovrebbero estendersi fino a 20 miglia nautiche dalla costa.  Un limite di 3 miglia che è a tutti gli effetti illegale. Le navi della marina israeliana sono appostate lungo questo limite, attaccando chiunque tenti di oltrepassarlo, e spesso attaccando le imbarcazioni dei pescatori anche all'interno di questo limite. Come osservatori internazionali della barca Oliva CPS Gaza, il cui è scopo è di monitorare le violazioni dei diritti umani da parte della marina israeliana nelle acque di Gaza, siamo stati testimoni di molti attacchi avvenuti anche a due miglia nautiche dalla costa.

All'interno delle 3 miglia ormai non c'è abbastanza pesce, e le acque sono spesso inquinate.
I pescatori, soprattutto quelli che escono con le hasakas, le piccole imbarcazioni, tornano a volte con le casse quasi vuote.

Poco più di due settimane fa, siamo partititi di notte  con un peschereccio che da Gaza si è diretto a sud arrivando fino a Rafah, facendo due soste per tirar le reti all'andata e due al ritorno, e tenendosi sulle due miglia nautiche dalla costa. Dopo ore ed ore in mare consumando benzina, abbiamo portato a casa poche casse con pesce di piccole dimensioni e gamberi. I pescatori riescono a stento a sopravvivere con ciò che guadagnano da una nottata in mare contando le spese per la benzina.

Altri pescatori preferiscono invece fermarsi a 2-2,5 miglia dalla costa e pescare restando fermi. In questo caso riescono a pescare per lo più sardine, spesso di piccole dimensioni. Per poter pescare maggior quantità di pesce e di maggior dimensione, dovrebbero arrivare almeno a 4-6 miglia nautiche dalla costa.

Mentre accompagnavo i pescatori di Gaza su questi pescherecci, la marina israeliana ci ha attaccati, creando onde e sparando.
Ho registrato un video durante uno degli ultimi attacchi, è visibile qui: http://www.youtube.com/watch?v=uKIcb1TV5Xk
In questo caso la nostra imbarcazione si trovava a circa 100/150 mt di distanza dal limite delle tre miglia.

Lunedì siamo usciti di nuovo con la stessa imbarcazione. Ci siamo fermati a tirar su le reti prima di raggiungere il limite delle tre miglia. Data la scarsità di pesce, e dato che le acque erano visibilmente inquinate, abbiamo deciso di avanzare arrivando a 3,5 miglia nautiche dalla costa.
La marina israeliana ha iniziato a girare attorno alla nostra imbarcazione. I soldati accendevano il faro e poi lo spegnevano.
Con il faro spento, la nave della marina israeliana era invisibile nell'oscurità.
Non potevamo più vedere i suoi movimenti, non potevamo sapere se ci era vicina.
Ma potevamo avvertire le onde che provocava.
Coraggiosamente i pescatori hanno proseguito la pesca tirando le reti di fretta. Io e gli altri tre internazionali ci siamo appostati in maniera visibile indossando delle giacchette gialle. La marina israeliana appariva puntando il faro su di noi, poi scompariva a luci spente.

Ad un certo punto la nave della marina israeliana si è avvicinata ed ha iniziato a sparare nella nostra direzione. Un soldato al microfono ha gridato: "Tirate su l'ancora, altrimenti vi porterò ad Ashdod"
(la marina israeliana frequentemente arresta i pescatori di Gaza entro o oltre le tre miglia, trasportandoli ad Ashdod, in Israele, e confiscando le loro barche. I pescatori vengono di solito rilasciati dopo un giorno, ma senza le loro barche).
I soldati hanno continuato a sparare nella nostra direzione. Io e gli altri internazionali abbiamo alzato le braccia gridando loro di smettere di sparare.
Il capitano della nostra barca ha deciso di indetreggiare, e ci siamo fermati a 3 miglia nautiche dalla costa, per poi tornare al porto di Gaza city verso le 6.30.
Questa volte le casse di pesce erano più numerose ed i pescatori erano visibilmente contenti. Io, sorridevo emozionata. Felice, anche se timorosa di possibili ritorsioni e di attacchi mirati nei loro confronti quando non saremo stati sulla loro barca.

In mare anche avanzare di soli 100 mt oltre le tre miglia può fare la differenza.
Alcuni pescatori tentano di andare oltre il limite di questa prigione, per poter guadagnare e sostenere le proprie famiglie.
Superare il limite delle 3 miglia nautiche dalla costa significa imbattersi nell'esercito israeliano.
Un esercito contro dei pescatori.
Soldati che non esitano a sparare contro uomini inermi a piedi nudi intenti a tirare su le reti nelle acque a cui hanno diritto.
Questo è l'assedio di Gaza.

Sono onorata di accompagnare questi pescatori tanto coraggiosi e dignitosi.
I loro occhi parlano della loro sofferenza, ma allo stesso tempo esprimono tutta la loro forza, e me la trasmettono.
Domani ci aspetta un'altra notte in mare, e tante altre ancora, condividendo con loro il freddo ed il cibo, il timore ed il coraggio, e la speranza di portare a casa un pezzettino di libertà.


Video dell'ultimo attacco:







la marina israeliana insegue pescatori (foto che ho scattato dalla barca Oliva durante una recente missione)





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